Palermo, il comune cita per danni la Regione e chiede 43 milioni - Live Sicilia

Palermo, il comune cita per danni la Regione e chiede 43 milioni

L'emergenza palermitana sbarca così al Palazzo di Giustizia

PALERMO – Il comune di Palermo cita per danni la Regione e chiede il risarcimento di pagamento di 43 milioni di euro: 35 milioni equivalenti agli extra costi del costo di smaltimento dei rifiuti patito negli anni 2019, 2020 e 2021 a cui dovrà sommarsi l’Iva, e 7,5 milioni per il mancato pagamento del contributo straordinario disposto dalla legge di stabilità regionale 2020-2022. Questo è quanto emerge dall’atto di citazione redatto dall’avvocatura comunale di Palermo e inviato ai legali di Palazzo d’Orleans lo scorso 1 marzo, invitando così la Regione a comparire dinanzi al Tribunale Civile di Palermo il 12 settembre 2022.

La circostanza è emersa in consiglio comunale quando l’assemblea ha dato il via libera al Pef Tari. Per quest’anno le tariffe della tassa non aumentano.

In questi anni, però, la Rap ha sostenuto costi maggiori per portare i rifiuti in altri impianti dopo la saturazione delle vasche della discarica di Bellolampo. Questo costo maggiore subìto dal Comune, secondo la difesa di Palazzo delle Aquile ha causato un danno ingiusto all’Ente. Danno che però non deve essere subito dai cittadini con un innalzamento della tassa sui rifiuti ma dal presunto responsabile: la Regione Siciliana.

Perché la Regione sarebbe responsabile è spiegato nell’atto di citazione in giudizio firmato dall’avvocato Vincenzo Criscuoli. L’atto ripercorre tutte gli eventi salienti degli anni di emergenza rifiuti a Palermo e si concentra particolarmente sugli anni della progettazione della Settima vasca di Bellolampo.

La Rap rivendica di avere predisposto il progetto definitivo e di avere ottenuto l’autorizzazione il 24 luglio 2018. La Regione, responsabile della realizzazione dei lavori in quanto detentrice del finanziamento, secondo la ricostruzione, avrebbe stimato che “utilizzando procedure di emergenza da richiedere al Ministero, poi concesse con l’Ordinanza O.C.D.P.C. n. 513 del 08/03/2018”, ci sarebbe stata “una previsione di disponibilità della VII vasca, per i primi abbancamenti, per gennaio-febbraio 2019”.

Nel frattempo è stato consentito alla partecipata del Comune di abbancare nella sesta vasca. Ma il 25 luglio 2019, lo spazio a disposizione è finito e così la Regione ha autorizzato la Rap a inviare a discariche terze i rifiuti. Da qui i costi aggiuntivi.

“Ad oggi – si legge nell’atto -, di fatto, si è proceduto, da parte della Regione, alla sola consegna parziale delle opere di accantieramento dei lavori della VII e si prevede la consegna definitiva del primo lotto entro il prossimo mese di giugno, dopo ben oltre – nota l’avvocatura del Comune di Palermo – 40 mesi dalla data di emanazione della DDG 814 del 24/07/2018 con la quale veniva rilasciata l’AIA sul progetto definitivo per la realizzazione della VII vasca”.

Il danno quindi starebbe così, nel “ritardo nella definizione dell’iter amministrativo per la indizione delle procedure di gara, e quant’altro necessario, per la realizzazione dei lavori della VII vasca non può che essere imputabile – stando alla ricostruzione dell’atto di citazione – alla Regione”. L’emergenza palermitana sbarca così al Palazzo di Giustizia.


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