Palermo, il medico picchiato: "Tornerei domani, ma che amarezza..."

Palermo, il medico picchiato: “Tornerei domani, che amarezza”

Parla il camice bianco aggredito al Policlinico

“Sono amareggiato. Sa, non mi piace essere alla ribalta, si è parlato fin troppo di me. Ovviamente, per qualcosa che non è dipeso da me”. Ma, infine, parla. Parla e un po’ si sfoga, questo bravo medico dall’eloquio garbato, aggredito in corsia al Policlinico di Palermo, mentre faceva soltanto il suo lavoro. Lui è il professore Salvatore Petta e avrebbe preferito che non fosse fatto il suo nome. Ora che tutto è di dominio pubblico, ripete: “Non mi piace essere alla ribalta…”. “Sì – dice l’involontario protagonista della storia – è vero: sono amareggiato. E il mio non è, purtroppo, un caso isolato. Ci sono stati e continuano a esserci troppi episodi”.

L’ultimo, qualche giorno fa, al reparto di Gastroenterologia del Policlinico ‘Paolo Giaccone’. Secondo la cronaca fin qui disponibile: la violenza sarebbe scattata dopo il diniego alla presenza dei parenti di un ricoverato, oltre l’ora di visita. “Un episodio grave e ingiustificabile – ha sottolineato il commissario straordinario, Alessandro Caltagirone -. Esprimo la mia personale vicinanza e solidarietà al professionista aggredito. Di certo in questa occasione la dinamica dei fatti ha favorito l’ingresso degli altri parenti e la conseguente aggressione. L’AOUP è presidiata dai servizi di vigilanza, ma non è possibile in modo assoluto controllare tutti coloro che transitano nei viali interni, tanto più chi, come in questo caso, ha il passaggio favorito da un parente all’interno. Condanniamo con fermezza ogni atto di violenza e valuteremo – atto che spetta all’Azienda – di costituirci parte civile nel procedimento penale che verrà determinato”.

“Ho dei problemi alla spalla, per una lussazione e una microfrattura – dice il professore -. Perché accade? Per tante componenti. Anche per il Covid che ha inasprito gli animi e i rapporti tra le persone. Non mi era mai successa una cosa del genere. E’ stato tutto violento e improvviso, non ero preparato. Tornerò al lavoro con la stessa voglia di prima e lo farei domani, ma prima devo risolvere i guai alla spalla”.

Non è appunto la prima volta, anche di recente. C’è stato la fresca sopraffazione che ha riguardato una pediatra di Villa Sofia. I medici e il personale sanitario sono sempre lì, in trincea. Il Covid e le vicende della sanità sono un carico pesante. Che la violenza rende insopportabile. (Roberto Puglisi)


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