Palermo, mafia: le mani dei boss su ambulanze e servizi funebri

Palermo, mafia: le mani dei boss su ambulanze e servizi funebri

L'atto di accusa della Procura accolto dal Gip

PALERMO – Un reticolo di onlus per mettere le mani sul trasporto dei malati e sui servizi funebri all’interno degli ospedali pubblici (Civico e Policlinico) e nelle cliniche private di Palermo.

Si tratta di servizi esterni, che non dipendono dalle strutture sanitarie. Storia vecchia, che evidentemente non si riesce ad arginare. Quando una paziente dimesso deve tornare a casa, in caso di decesso oppure quando i mezzi del 118, gestiti dalla società partecipata regionale Seus, sono tutti impegnati c’è sempre qualcuno pronto ad accaparrarsi il lavoro sulla base di una logica spartitoria. A sovrintenderla ci sarebbe Cosimo Michele Sciarabba, mafioso di Misilmeri arrestato nella notte dai carabinieri. Dalla sua ci sarebbe stato il peso mafioso e la parentela con la famiglia D’Ambrogio, che ha una tradizione antica nei servizi funebri.

“Patti non scritti fra varie società”

Un capitolo dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia che ha portato in carcere Sciarabba e altre cinque persone riguarda i “patti non scritti fra varie società e cooperative in alcuni casi intestate a prestanome di uomini d’onore per eludere o bypassare l’attività di controllo svolto alla polizia giudiziaria”.

Cosimo Michele Sciarabba è figlio di Maria Grazia D’Ambrogio, a sua volta figlia di Fedele D’Ambrogio e quindi imparentato per linea diretta con la famiglia D’Ambrogio di cui fa parte Alessandro, detenuto da anni con l’accusa di essere stato il reggente del mandamento di Porta Nuova.

Le intercettazioni

La conferma del ruolo di Sciarabba arriverebbe dalle intercettazioni delle sue conversazioni, eseguite con metodi investigativi classici ma anche garzie al virus spia iniettato nel suo telefonino. Nel novembre 2020, ad esempio, Sciarabba venne contattato dal cugino Salvatore Totino D’Ambrogio. Aveva litigato con il fratello Massimiliano e voleva che il boss intervenisse in suo favore.

Il giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Bruno Brucoli e Gaspare Spedale, affronta il tema delle “regole non scritte” fra le società. Una fra tutte: “Patti chiari amicizia lunga”, come diceva lo stesso Sciarabba.

I magistrati fanno riferimento alla Croce Sana di Salvatore D’Ambrogio, la Facility service, L’onoranze e la Nuova Palermo soccorso di Alessandro Nicolosi.

Ne viene fuori un “quadro allarmante”. Sciarabba discuteva dei trasporti in ambulanza nei giorni tragici del Covid e il cugino Totino D’Ambrogio gli faceva un quadro complessivo: “Il 118 è saturo di tutte le persone che fanno le cose, perché ci arrivano alle 11:00 e se ne vanno a casa a mezzanotte”. In caso di necessità, qualora tutti mezzi siano impegnati, la sala operativa del 118 si rivolge alle ambulanze delle società esterne e convenzionate.

L’affare del Covid

“Io non capisco un’altra cosa – chiedeva Sciarabba – il 118 dice che è pieno di lavoro, ci siamo fino a qua… e perché fanno i trasporti Covid negli altri ospedali… perché li porta… che tu hai già il tuo lavoro devi andare a togliere lavoro”. D’Ambrogio: “… perché quelle sono ambulanza interne, non c’entra… hanno preso per dire cinque, sei ambulanze e le hanno dedicate per il trasporto Covid”. Sciarabba: “E scusa se io la notte sono al Buccheri perché mi deve venire a togliere il pane a me?”.

La pandemia Covid ha messo in affanno il servizio di ambulanze. Circostanza che sembrerebbe avere fatto il gioco dei mafiosi.

“Non deve entrare al Policlinico”

In una conversazione con un altro imprenditore del settore, Alessandro Nicolosi, (“La Croce sana non deve entrare al Policlinico”, diceva quest’ultimo), Sciarabba dispensava consigli su una nascente società: “Posso darti un consiglio? Appuntati tutte cose, poi con mio cugino, vi sedete e vi scrivete che c’è questa situazione, c’è questa situazione, c’è questa situazione, una fotocopia tua ed una fotocopia a lui… un domani”. Meglio evitare discussioni future mettendo per iscritto gli accordi.

Altre discussioni erano sorte con una nuova società che voleva partecipare al tavolo della spartizione. Qualcuno che lavorava già con i clienti delle cliniche private non gradiva ingerenze: “… ci dobbiamo buscare il pane… sono 30 anni che ci butto il sangue… lui era un poco aggressivo Io sono stato un poco più aggressivo”.

“È stupefacente che ancora oggi attraverso diverse società, neanche troppo schermate, – scrive il giudice – i servizi essenziali per la collettività siano ancora saldamente in mano alla mafia”.


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