Palermo, il ritorno del boss: paura delle donne, incontri dal dentista

Il ritorno del boss, la paura delle donne e gli incontri dal dentista

Giuseppe Arduino aveva preso in mano il potere a Brancaccio

PALERMO – Nel 2011, fino al giorno suo precedente arresto, Giuseppe Arduino occupava il gradino sotto i triumviri della mafia di Brancaccio: Cesare Lupo, Antonino Sacco e Giuseppe Faraone.

Giuseppe Arduino

Un tempo era un insospettabile portiere d’albergo, poi ha atteso in carcere il suo turno. Nel 2020 ha finito di scontare una condanna a 10 anni. La nuova inchiesta della Procura di Palermo, sfociata ieri nell’arresto di 9 persone, lo piazza alla guida della mafia di Brancaccio. Quando il potere era retto dal triumvirato, Arduino raccoglieva i soldi del pizzo che servivano per finanziarie i fratelli ergastolani Filippo e Giuseppe Graviano.

Scarcerato nel 2020

Dal primo giorno della sua scarcerazione gli investigatori gli hanno messo gli occhi addosso. Ha fatto poco per nascondersi visto che, ad esempio, è stato fermato ad un posto di blocco e sorpreso a guidare uno scooter senza patente. Francesco Terranova, boss di Villabate che nel luglio 2023 ha iniziato a collaborare con la giustizia, ha confermato che nel vicino rione di Brancaccio era con Arduino che bisognava fare i conti. Antonino Lauricella lo aveva incontrato in un bar per trattare una partita di 60 chili di droga.

Incontro dal dentista

Non è un caso che tra le prime persone incontrate da Giuseppe Arduino ci sia stato anche Mario Carlo Guttadauro figlio di Giuseppe, il medico un tempo capomafia di Brancaccio. Si sono visti nello studio di un dentista, in pieno centro a Palermo, dove Mario Carlo Guttadauro, prima di essere arrestato e condannato assieme al padre, lavorava come odontotecnico. Quando in carcere è finito anche Girolamo Celesia, non c’erano più personaggi con cui condividere il potere.

Ed ecco che Arduino ha iniziato a discutere con Vincenzo Vella di droga, estorsioni, gioco d’azzardo e scommesse on line. “Al bar come è combinato”, chiedeva a Vella che rispondeva: “… è scritto 5 e 5 accucchiavo”. E parlavano pure del pizzo imposto “al barbiere” e “al fornaio” e dell’estorsione subita in silenzio dal titolare di un bar: niente soldi ma cassate. Tante cassate a giudicare dal fatto che distribuivano i numeri per ritirare il dolce tipico delle feste di Natale.

Le nuore del boss

Le mogli dei figli di Arduino erano preoccupate. Temevano che il suocero venisse arrestato. La suocera, Francesca La Placa, avrebbe sofferto: “Mischina gli cadrà il mondo di sopra, dice la ‘notte non dormo’”. Arduino aveva evidentemente saputo che ci sarebbe stato un blitz. Ancora il dialogo intercettato delle due donne: “… hanno un po’ la vita intrecciata purtroppo la verità non la possiamo sapere né ora né mai.. io alcune cose le ho scoperte ora sposata da fidanzata Davide (uno dei figli di Giuseppe Arduino ndr) mai mi ha detto certe cose”.

Le due donne ritenevano che il suocero avrebbe potuto defilarsi, ma non lo avrebbe fatto perché temeva di essere giudicato: “… dice che ora sono cambiate le cose uno si può fare quello che vuole”; “E perché non si ritirava?, perché poi perde il possesso di cose… diventano niente questo per loro è una vergogna. Penso che ormai lui ci rimane per tutto il resto della sua vita, una volta che sei dentro non è che te ne esci… Vincenzo (l’altro figlio di Giuseppe Arduino ndr) mi aveva avvisato fra qualche anno di nuovo… fra cinque sei anni mi aveva detto, ma no così veloce.. se a lui lo prendono e perché hanno le prove al 100%”. Cattivi presagi, Arduino è stato “preso” davvero.


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