Palermo, mafia: 4 condanne, c'è pure il boss che "voleva scappare"

Palermo, mafia: 4 condanne, c’è pure il boss che “voleva scappare”

Chi sono i quattro imputati per cui le pene diventano definitive

PALERMO – Salvatore Lauricella, secondo l’accusa che lo ha riportato in carcere nei giorni scorsi, era pronto a scappare in vista della sentenza. La sentenza è arrivata ieri, ad emetterla la Corte di Cassazione: deve scontare 7 anni di carcere.

Oltre a quella inflitta a Lauricella, figlio del boss della Kalsa soprannominato “lo scintillone”, diventano definitive le pene di Nicolò Testa, capomafia di Bagheria (13 anni e 6 mesi), Girolamo Ciresi (12 anni) e Franco Bertolino (5 anni). Erano imputati in un troncone in abbreviato del processo nato dal blitz antimafia “Panta Rei” che nel 2015 colpì le famiglie mafiose di Bagheria e Porta Nuova a Palermo. Per altri imputati il verdetto definitivo era arrivato due anni fa.

Il pizzo veniva imposto a tappeto. Bussavano alla porta di tutti i negozianti, tranne “da quelli con l’adesivo”, e cioè i commercianti che aderivano ad Addiopizzo. A spiegarlo è stato il pentito Danilo Gravagna: “Ogni famiglia si avvale di una squadra di soggetti, alcuni affiliati altri no, che effettua spedizione punitive nei confronti di soggetti che non rispettano le regole di Cosa nostra”. Il picchiatore Gravagna, però, aveva l’ordine di tenersi alla larga dai commercianti iscritti ad Addiopizzo che manifestavano il loro “no al racket” esponendo un adesivo divenuto negli anni il tratto distintivo del comitato: “Da quelli non andavano proprio perché era un problema per noi”.


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