Palermo, "tu sei mio fratello": mafioso infiltrato nel gruppo al potere

“Tu sei mio fratello”: il mafioso infiltrato nel gruppo al potere

Salvatore Chiovaro e Giuseppe Romagnolo
Lo scontro fra vecchi e nuovi boss alla Noce
le indagini della dda
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PALERMO – Renzo Lo Nigro aveva piazzato un “infiltrato” nel gruppo che guidava la famiglia mafiosa della Noce. A Salvatore Chiovaro era stato assegnato un compito preciso: informare Lo Nigro sull’operato del reggente Giuseppe Romagnolo.

Le ultime indagini della Direzione distrettuale antimafia hanno ricostruito la scalata di quest’ultimo, ex negoziante di scarpe, al potere. Sono stati tutti arrestati, vecchi boss ed emergenti.

Le intercettazioni

Così Lo Nigro “confessava”, senza sapere di essere intercettato dai poliziotti della squadra mobile, la sua strategia ad Angelo Picone, figlio del capomafia Franco recentemente scomparso. Aveva suggerito a Chiovaro di mostrarsi distaccato con lo stesso Picone quando lo incontrava per evitare di insospettire Romagnolo: “Però Marco (è il nome con cui viene chiamato Chiocvaro ndr) lo abbiamo noi infilato là dentro… gli ho detto non ti saluta perché ci saranno dei motivi… che tu sei accanto a quella persona… però ora ti saluta… quando ti vede non ti preoccupare… solo con gli occhi… perché lo abbiamo infiltrato là dentro”.

Fratello e cugino di mafiosi

Marco Chiovaro, pregiudicato per reati legati alle scommesse clandestine, è fratello del mafioso Santino e cugino boss Fabio Chiovaro che ha guidato il clan della Noce. Lo Nigro era certo della sua fedeltà ed ecco perché lo aveva scelto per quel delicato computo che non avrebbe dovuto essere rivelato: “Non lo
deve sapere nessuno”. Chiovaro ricambiava la fiducia: “… tu non sei né Renzo… e neanche l’amico… per me sei stato sempre un fratello”.

I vecchi boss erano contro le nuove leve mafiose. Nel 2022 furono arrestati Giancarlo Seidita, reggente del mandamento Noce-Cruillas, e i capi famiglia della Noce e di Altarello, Guglielmo Ficarra e Pietro Tumminia.

Iniziò un periodo di fibrillazione per la successione. I vecchi mafiosi, nel frattempo scarcerati, Carlo Castagna e Renzo Lo Nigro volevano riprendersi il posto di comando. Si creò una profonda spaccatura con Giuseppe Romagnolo e Antonio Di Martino, considerati i nuovi capi mafia alla Noce e ad Altarello.

Lo Nigro e Castagna avrebbero siglato un patto iniziando attività illecite parallele a quelle dei capi autorizzati: spaccio di droga, riscossione del pizzo e risoluzione di controversie fra privati. I nuovi boss venivano bollati come “cose inutili”.


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