PALERMO – A partire dal prossimo 13 luglio Salvatore Fernandez dovrà difendersi dall’accusa di avere assassinato il boss Giuseppe Incontrera l’estate scorsa in una strada del rione Zisa. L’imputato, reo confesso, è stato rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare Ermelinda Marfia. Avrebbe agito con premeditazione. I familiari di Incontrera non si sono costituiti parte civile.
Inammissibile la richiesta di rito abbreviato avanzata dall’avvocato Salvatore Ferrante. Impossibile dare il via libera al rito alternativo che prevede uno sconto di pena in caso di reati punibili con l’ergastolo. Di fatto è un’anticipazione della linea difensiva. Il legale ha chiesto che venisse esclusa la premeditazione. Allo stato non ci sono i margini, ma se nel corso del processo dovesse emergere una ricostruzione diversa in astratto potrebbe esserci lo sconto di un terzio della pena.
Incontrera era consuocero e braccio destro di Giuseppe Di Giovanni, accusato di avere ricevuto lo scettro di reggente dai fratelli Gregorio e Tommaso. Il 12 aprile scorso l’assassino reo confesso, Salvatore Fernandez, ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini firmato dai pubblici ministeri Giovanni Antoci Gaspare Spedale. “L’ho ucciso e basta”, ha detto Fernandez il 5 luglio scorso quando si è consegnato alla stazione dei carabinieri “Palermo falde”. Secondo i pubblici ministeri Giovanni Antoci e Gaspare Spedale, si è trattato di un omicidio pianificato, ma non di mafia nonostante lo spessore criminale della vittima.
Fernandez ha spiegato che pochi giorni prima del delitto aveva litigato con Incontrera per un banale incidente stradale: “Ci siamo litigati con le mani. Abbiamo cominciato assieme. Ci siamo presi a schiaffi. Poi ci hanno separato e ce ne siamo andati a casa”. Una mattina di fine giugno dell’anno scorso Fernandez impugnò una pistola e fece fuoco in via Imperatrice Costanza.