Palermo, estorsione: 4 arresti. "Gli faccio saltare la casa"

“Gli faccio saltare la casa”: il pizzo, la denuncia e la chiamata su Messenger

I retroscena che hanno portato all'arresto di quattro persone

PALERMO – “Ho capitato un po’ di polvere, qualche cinque chili… male che vada gli faccio saltare la casa… lui per il culo non mi ci prende zio Totò, gliela faccio saltare la casa può stare sicuro”, così diceva Filippo Cimilluca a Salvatore Catalano.

Ce l’avevano con l’imprenditore a cui avevano imposto di diventare soci dandogli dei soldi per la ristrutturazione dei locali e da cui, secondo la ricostruzione della Procura di Palermo, pretendevano 30 mila euro di buonuscita quando decise di cedere l’attività. I particolari emergono dall’inchiesta che ha portato all’arresto di Cimilluca e Catalano assieme a Vito Pampinella per l’estorsione aggravata dal metodo mafioso.

La polvere da sparo fu acquistata da un rivenditore di fuochi di artificio. L’inchiesta ha svelato anche il tentativo di comprare una pistola da parte di Catalano. Qui sarebbe entrato in gioco il palermitano Antonino Baucina, il quarto uomo coinvolto nel blitz.

“I numeri non mi interessano, se è nuova ce li leviamo lo stesso i numeri”, diceva l’anziano Catalano che prima di rientrare in Sicilia ha scontato una condanna a 25 anni per traffico di droga negli Stati Uniti.

La videochiamata su Messenger

Gli investigatori hanno intercettato una videochiamata su Messenger in cui Cimilluca discuteva con Baucina, detenuto ai domiciliari nella sua casa dello Zen. Parlavano di due pistole e dei prezzi. Ad un certo punto, però, il venditore gli fece vedere che indossava il braccialetto elettronico e non poteva allontanarsi da casa per la consegna.

“Maledetto quando mi sono messo in mezzo”, diceva Cimilluca. Nell’inchiesta che ha portato a quattro arresti si parla, però, di altre armi alcune comprate in passato nel rione Villaggio Santa Rosalia e altre probabilmente da acquistare da qualcuno che abita nel quartiere Bonagia.

La nota di Addiopizzo

L’inchiesta si caratterizza per due aspetti, come spiega una nota di Addiopizzo che ha accompagnato l’imprenditore nel percorso di denuncia: “Quello della provincia resta un territorio complesso dove Cosa nostra ha storicamente mantenuto forte il controllo del territorio, forse più di quanto possa riuscire a fare oggi nel capoluogo siciliano”.

Secondo aspetto: “Esistono le condizioni per affrancarsi in tempi celeri e in sicurezza dal fenomeno estorsivo. Adesso tocca a quegli imprenditori e commercianti ancora stretti dalle maglie delle estorsioni fare la propria parte e aggiungersi a quanti, tra i loro colleghi, nel frattempo sono riusciti a liberarsi dai condizionamenti mafiosi”.


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