PALERMO – È inammissibile il ricorso in Cassazione della Procura di Palermo contro la scarcerazione del boss Vincenzo Vella e del candidato al Consiglio comunale Francesco Lombardo. Entrambi gli indagati restano in libertà così come è stato deciso a fine giugno scorso dal Tribunale del Riesame.
La decisione era dipesa dalla riqualificazione del reato: voto di scambio, ma non politico-mafioso.
I supremi giudici ieri sera hanno accolto la tesi degli avvocati Giovanni Rizzuti e Pasquale Contorno per il candidato di Fratelli d’Italia e dell’avvocato Tommaso De Lisi per Vella.
Lombardo è stato intercettato e fotografato mentre incontrava il mafioso di Brancaccio nella sua rivendita abusiva di frutta e verdura. Vella, che ha delle sentenze per mafia passate in giudicato, l’anno scorso è stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare nonostante una condanna a 20 anni di carcere in primo grado.
Nelle intercettazioni i due parlavano di un pacchetto di voti. In cambio Lombardo, che di mestiere fa il geometra, avrebbe promesso di aiutare Vella a regolarizzare la rivendita di frutta, gestita dal genero.
Secondo la Procura di Palermo, si configurava il patto sporco tra il candidato nella lista di Fratelli d’Italia e il mafioso. Una ipotesi contestata dai legali: nessun accordo illecito. In subordine era configurabile una ipotesi di voto di scambio, ma senza l’aggravante mafiosa.
“Ero lì per parlare con il genero per cui stavo seguendo una pratica”, si difese Lombardo nel corso dell’interrogatorio di garanzia.