PALERMO – Da un decennio una banda di “zingari” razzia oggetti d’oro e preziosi nelle case dei palermitani. La refurtiva finirebbe, così emerge dall’ultima inchiesta della Procura di Palermo, nelle mani della famiglia Luca in cui componenti sono finiti in carcere.
Dalla “Luca Trading srl” di Corso Pisani passava l’oro rubato a Porta Nuova. Lo scioglievano e facevano lingotti. I mafiosi ci guadagnavano due volte: incassavano la percentuale sui furti – una sorta di tassa per dare il via libera ai colpi – e la ‘provvigione’ sul riciclaggio della merce.
Gli uomini chiave dell’affare con gli stranieri, oltre ai Luca, sarebbero stati Daniel Novakovic e Sergio Rubino. Il primo riceveva la merce dai ladri e il secondo la consegnava ai Luca.
ll neo colla collaboratore di giustizia Alessio Puccio, che si è auto accusato di centinaia di furti e rapine, sul conto di Rubino ha messo a verbale: “E’ pure un ricettatore, lavora al Monte di Pietà, compra polizze e spegna polizze. Lavora pure con gli stranieri. Ha un gruppo di zingari, sinti che portano grandi quantitativi sempre a lui. Lui lavora per Gaspare Rizzuto, anche adesso che è arrestato. L’ha lanciato Gaspare Rizzuto, prima lavorava per Melchiorre Flandina. Gaspare lo aveva rilanciato perché lo finanziava lui per comprare e lo ha fatto mettere lui al monte di Pietà”.
Rizzuto è stato un pezzo grosso a Porta Nuova, per un periodo avrebbe guidato l’omonima famiglia, ed è stato condannato in primo grado a 12 anni e 4 mesi.
Nel corso di una intercettazione del 2014 i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria hanno registrato Novakovic mentre diceva Rubino: “Portati picciuli tanti”. Secondo l’accusa, i soldi servivano per pagare la refurtiva che poi Rubino consegnava ai Luca.
Gli “zingari” aveva commesso un furto la sera prima e poi avevano festeggiato “tutta la notte bevuti. Tutti ubriachi. Bevute sette, otto bottiglie di Martini”.
La banda di sinti rubava e i Luca facevano sparire ogni prova. Come? “Io ora devo andare a fare i lingotti… ti sembra che cosa devo andare a fare? Perciò…c i vuole un’ora, un’ora e mezza”, diceva Francesco Luca.