Palermo, ora salva la faccia |Atalanta, l’ultima spiaggia - Live Sicilia

Palermo, ora salva la faccia |Atalanta, l’ultima spiaggia

Già tempo di pensare alla sfida di mercoledì: se non si vince, retrocessione a un passo.

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PALERMO – Il gioco delle parti è logico ed è normale che ci sia, ma dire che contro la Juventus il Palermo ha giocato bene e che le premesse non sono disastrose equivale a sottovalutare l’intelligenza di chi segue le vicende della squadra rosanero da tifoso o da addetto ai lavori. I concetti espressi da Davide Ballardini al termine del match stravinto dalla capolista nonché campione d’Italia in pectore ben poco collimano con la prestazione sfoderata a Torino, certamente dignitosa a cavallo tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo ma nulla più. La sterilità offensiva è stata confermata anche nelle due circostanze che avrebbero potuto riportare su binari di parità la gara, ai limiti del clamoroso l’errore di Trajkovski a tu per tu con Buffon. Prima e dopo la squadra non è stata all’altezza, non dell’avversaria certamente più forte quanto di quello spirito che dovrebbe animare chi va a caccia di punti vitali nel momento più importante della stagione. In termini di abnegazione, questo Palermo sta riuscendo nell’”impresa” di fare addirittura peggio della squadra retrocessa con Sannino tre anni fa. Probabilmente anche perché quella rosa era meglio equipaggiata rispetto all’attuale, peraltro ulteriormente indebolita a gennaio.

Si riparte da un penultimo posto oggettivamente meritato per quanto fatto in questa seconda parte di stagione da girone infernale: molto poco. Una vittoria, sette punti e dieci gol all’attivo in quattordici gare sono dati che vanno ben al di sotto del minimo sindacale. Il Palermo è stata sin qui la squadra peggiore del campionato dopo il giro di boa, ha dilapidato un tesoretto di sette punti su Carpi e Frosinone, ha incassato un numero esorbitante di reti che la relegano all’ultimo posto della graduatoria dedicata alle retroguardie del massimo campionato. La differenza di condizione mentale, ancor prima che fisica, rispetto a quella palesata da emiliani e ciociari è abissale. Il presunto tasso tecnico superiore rispetto alle avversarie è un baluardo che non regge più. L’attenzione ai dettagli, persino a quei fondamentali che rappresentano le basi per chi intraprende la carriera da calciatore professionista, un optional. Senza voler sparare sulla Croce Rossa, la prova di Lazaar va ben oltre l’imbarazzo che dovrebbe essere avvertito per l’accozzaglia di errori individuali che hanno finito per condizionare pesantemente l’esito del match. All’illogicità dei cambi, guardando l’andamento della gara, andrebbe dedicato un capitolo a parte.

Leggero sollievo deriva dalla necessità di mandare in archivio il tonfo dello Juventus Stadium e di guardare immediatamente al match contro l’Atalanta. La cosiddetta ultima spiaggia. I tre punti da recuperare al Carpi (virtualmente quattro, considerando la differenza reti salita a + 14 in favore dei biancorossi di Castori) e i due in meno rispetto al Frosinone impongono di fare risultato pieno contro gli orobici, nella gara infrasettimanale che il Palermo disputerà in un “Barbera” spettrale per effetto del turno a porte chiuse decretato dal giudice sportivo dopo le intemperanze che hanno caratterizzato la sfida con la Lazio. Non esistono alternative alla vittoria, per potere continuare a sperare. Altrimenti lo scontro con i ciociari in programma al “Matusa” domenica prossima perderebbe buona parte del valore che attualmente gli si attribuisce. La situazione è gravemente compromessa, non irrecuperabile. A patto di ottenere almeno 10 punti nelle ultime cinque gare stagionali. Sampdoria in casa, Fiorentina al “Franchi” e Verona al “Barbera” per completare il quadro. Il Palermo non ha più nulla da perdere, se non la faccia. Comunque vada, che sia un finale dignitoso.


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