PALERMO – Non era ancora un collaboratore di giustizia quando Francesco Paolo Lo Iacono “adombrò pesanti ombre” su due poliziotti del commissariato Libertà.
Disse che lo avevano fermato mentre spacciava droga, ma avevano chiuso un occhio “in cambio del nome dei complici”. I due poliziotti sono finiti sotto processo e alla fine assolti.
Una “trattativa” la definì il pubblico ministero nel corso del processo chissà se evocando quella ben più nota del patto sporco fra i boss e i rappresentanti delle Istituzioni.
Nel maggio 2019 Lo Iacono era seduto al tavolino di un bar e arrivò la telefonata di una cliente che voleva alcune dosi di cocaina. Si diedero appuntamento in via Malaspina per la consegna. Qui c’erano pure gli agenti di polizia in borghese che lo arrestarono dopo un inseguimento.
I poliziotti compilarono la relazione di servizio in cui, però, sarebbero scomparsi dei dettagli importanti. Ad esempio avrebbero scritto che Lo Iacono era a piedi ed invece era in sella ad uno scooter. Circostanza taciuta in maniera da non sequestrargli il mezzo.
I poliziotti lo avrebbero avvisato che stavano andando a perquisire una casa in via Imera pur sapendo che Lo Iacono non vi abitava. Gli avrebbero pure restituito i soldi che gli avevano trovato addosso. Nel verbale di sequestro risultavano 35 euro ed invece ne aveva 500.
Un trattamento di favore in cambio di qualche soffiata. “Se vuoi che non ti succede niente non devi fare raffreddare la sedia, mi devi fare il nome di qualcuno, così la sedia rimane calda e tu vai fuori”, così il poliziotto avrebbe detto al futuro collaboratore di giustizia.
I poliziotti si sono ritrovati sotto processo per falso e rifiuto di atti di ufficio. Il Tribunale presieduto da Fabrizio La Cascia li ha assolti. Nella motivazione si parla di “intrinseca debolezza e contraddittorietà accusatoria” che si basa solo “sulle propalazioni di Lo Iacono che ha sostanzialmente adombrato il sospetto di avere beneficiato di un trattamento di favore”.
Qualche mese dopo i fatti oggetto del processo Lo Iacono, affiliato a Porta Nuova, decise di collaborare con la giustizia.