Palermo, ombra mafiosa: cade ultima accusa per Giuseppe Ferdico

La prescrizione cancella l’ultima accusa per Ferdico, il “re” dei detersivi

Giuseppe Ferdico
Era imputato per intestazione fittizia

PALERMO – Dopo anni di indagini e processi la vicenda di Giuseppe Ferdico si chiude con la prescrizione.

Il processo tornava in appello dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio la condanna a cinque anni inflitta per intestazione fittizia all’imprenditore noto come il re dei detersivi, ex titolare di una catena di negozi di prodotti per la casa con centinaia di dipendenti.

Prescrizione anche per Francesco Montes. Passa la linea difensiva degli avvocati Roberto Tricoli, Luigi Miceli, Giovanni e Alfonso Di Benedetto.

Pietro Felice e Antonio Scrima, che rispondevano di estorsione aggravata, sono stati condannati a 4 anni e sei mesi. Avrebbero chiesto il pizzo ai negozianti del centro commerciali.

Le accuse a Giuseppe Ferdico

Il processo riguardava la gestione di alcuni negozi e del centro commerciale “Portobello” di Ferdico al quale il patrimonio, stimato in circa 100 milioni di euro, era stato confiscato in via definitiva. Anche per i beni si sta svolgendo un nuovo processo.

Secondo l’accusa, l’imprenditore avrebbe continuato ad essere il dominus di una parte dei negozi grazie alla complicità di alcuni prestanome e dell’amministratore giudiziario Luigi Miserendino che però in un separato processo era stato assolto.

Si tratta solo dell’ultima tappa di una lunga vicenda giudiziaria. Giuseppe Ferdico, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, fu assolto in primo grado e condannato in appello a 9 anni e 4 mesi. La Cassazione annullò con rinvio e Ferdico fu scagionato definitivamente. Restava però in piedi un episodio di intestazione (da un altro era stato assolto nel merito) ora cancellato dalla prescrizione.

La confisca

Caduta l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa gli avvocati Tricoli e Miceli hanno proposto la revocazione della confisca del patrimonio. Per il tribunale delle Misure di prevenzione c’erano gli indizi che Ferdico fosse vicino alla mafia e che avesse riciclato denaro di Cosa Nostra.

La Corte d’appello di Caltanissetta rigettò l’istanza, ma la Cassazione annullò la decisione restituendo la parola ai giudici di secondo grado nisseni. Il processo è ancora in corso.


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