"Palermo, rialzati | Non cedere alla rabbia" - Live Sicilia

“Palermo, rialzati | Non cedere alla rabbia”

Il cardinale Romeo a Livesicilia
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A poche ore dalla mezzanotte che sancirà l’ingresso nel 2011, il cardinale Paolo Romeo fa un bilancio dell’anno che si avvia alla conclusione. Affrontando temi come la crisi economica e sociale, passando per la violenta manifestazione studentesca che alcuni giorni prima di Natale ha avuto come teatro le strade a pochi passi dalla Cattedrale, sua eminenza rivolge ai fedeli della diocesi di Palermo un messaggio che tocca le corde della riflessione, della presa di coscienza e della speranza.

Cardinale Romeo, che anno è stato questo 2010?
“Ci lasciamo alle spalle un anno durante il quale abbiamo assistito ad un grave degrado sociale e socioeconomico. Con sempre maggiore insistenza si parla della crisi economica che emerge in tante famiglie, e ne vediamo le difficoltà. Abbiamo anche registrato elementi di preoccupazione nella radicalizzazione del dibattito politico, che non lascia spazio al dialogo tra le varie componenti politiche”.

Soltanto pochi giorni fa, a poche decine di metri dal palazzo arcivescovile, lo scontro tra studenti e forze dell’ordine. Che idea si è fatto di quanto sta succedendo, e che messaggio vuole lanciare ai giovani?
“Nella manifestazione di Palermo, ma anche in quelle accadute nel resto del Paese, abbiamo notato la grande rabbia che attanaglia il cuore della gente, e dei ragazzi. E’ questo quello che più ci preoccupa. Nei momenti di crisi, solo se si esce dall’egoismo, si possono aprire spiragli per un futuro migliore. Se ci si chiude nella rabbia, tutte queste situazioni sono destinate ad aggravarsi. Quando ho visto la violenza di questi giorni, mi è tornata alla mente l’armonia di quella sera del 3 ottobre, il giorno in cui il Santo Padre venne a Palermo, e ho visto che c’è ancora un lungo cammino da fare”.

Tre mesi fa, appunto, la visita pastorale di Papa Benedetto XVI a Palermo ha rappresentato l’evento più importante del 2010 per la città, e per la Sicilia in generale. Cosa resta di quella giornata?
“La visita del santo Padre è stato un evento molto significativo. Il mondo intero ha potuto vedere un popolo che cammina unito, che si rispetta, e che ha voluto ritrovarsi. Per una mattina, 250 mila persone sono state unite in un cuore solo e in un’anima sola, a dimostrazione che la fraternità è possibile”.

A conclusione della sua visita a Palermo, il pontefice si è fermato in preghiera davanti alla stele di Capaci che ricorda il sacrificio del giudice Falcone, di sua moglie e degli agenti di scorta, nella lotta alla mafia.
“Il Santo Padre che si ferma a Capaci in preghiera davanti alla stele con scolpiti i nomi di Falcone e della sua scorta, persone concrete che hanno contribuito con la loro vita nella lotta contro l’illegalità, è probabilmente l’immagine più bella. Ricca di riflessioni personali e di spunti per tutta la società”.

Negli ultimi tempi la società pare aver smarrito alcuni valori fondanti del vivere civile, e la città sembra sprofondata in un baratro di sporcizia e di malessere. Da dove parte la rinascita?
“Abbiamo bisogno di riportare la pace nelle famiglie, l’armonia. Riavvicinare tante persone anziane, emarginate, scaricate nelle case d’accoglienza di cui ci si ricorda soltanto di tanto in tanto. Ciò che siamo oggi lo dobbiamo a loro. Abbiamo bisogno di portare ordine nei quartieri, pulizia, serenità, la sicurezza di muoversi. Non possiamo continuamente approfittare delle passioni degli uomini. Con tristezza ho visto ad esempio nel quartiere della Zisa migliaia di euro al giorno con la droga per seminare morte, soddisfazione di un momento”.

Quale augurio sente di rivolgere ai fedeli palermitani per il nuovo anno?
“Come possiamo parlare di pace quando abbiamo soffiato nei rancori e nelle deficienze della società di oggi. Ciascuno di noi deve passarsi una mano sulla coscienza e sentire la responsabilità di aprire cammini di maggiore fraternità, coesione, condivisione e di speranza. Faccio eco a quello che diceva don Pino Puglisi, se ognuno fa qualcosa, se ognuno si sente impegnato, senza sprecare futilmente quelle poche energie che in un momento di crisi sono tante, e senza pretendere di risolvere i problemi senza fare nessun sacrificio, potremo vedere davanti a noi un avvenire migliore”.


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