Palermo salvo col batticuore | Una dolcissima notte rosanero - Live Sicilia

Palermo salvo col batticuore | Una dolcissima notte rosanero

Riviviamo le emozioni della salvezza del Palermo.

Tenera è la notte rosanero, il Palermo è salvo. Tornando a casa, le immagini di ciò che è stato appena vissuto colano a cascata, come da bambini, quando un film che ci aveva fatto sognare resisteva, acquattato per molte ore, con le sue emozioni, nella memoria. E non andava più via.

Tenera è la notte che rigenera se stessa. All’ingresso del ‘Barbera’ gli ambulanti vendono fischietti, tutti a un euro per legge del marketing. Era dai tempi di una celebre partita in cui il reprobo Luca Toni venne sonoramente lapidato con pietrate acustiche che i fabbricanti del fischio non facevano affari così. Annibale spinge la sua stazza verso le gradinate, con lui il nipotino. Sbuffa e scarpina: “Stasera dobbiamo vincere, col sudore e col sangue”. Ci sono antichi reduci con la maglia di Bombardini. Marco è rimasto bloccato nel traffico e si dispera: era a teatro trenta minuti prima della partita. Il suo ruolino di marcia non ha funzionato e peggio per lui. Entrerà che Vazquez ha già segnato. Vito, sapendo che in tribuna c’è l’arcivescovo Lorefice, azzecca la battuta perfetta: “Ci voleva il ritorno di un Pastore”.

Ma quella di Javier che telefonava con i suoi scarpini per celebrare un’esultanza era proprio un’altra squadra. Erano altri giorni, scintillanti di ambizioni; nulla a che spartire con la dieta di traguardi dell’epoca recente. C’è, al posto degli squadroni che scrissero pagine di storia, una squadretta di gattini che si sono trasformati in leoni al momento giusto. Sanno giocare a calcio appena in tre: il Mudo, Gila ed Enzo (Maresca), gli altri corrono. Col Verona segnano tutti: il destino è un allenatore impeccabile.

Agrodolce è la notte di Vazquez al commiato. Svolazza e marca il primo, importantissimo, punto. Poi sgobba come un manovale del pallone, stuccando muri di contenimento per respingere l’assalto dei fanti scaligeri che giocano un’onestissima gara. Però si vince e alla fine Giovanni, in tribuna, azzecca un nuovo calembour: “Vanno in B cu tutti i sCarpi”. Loro, cioè, appunto, il Carpi delle lagne e delle recriminazioni.

E’ la notte della curva che non si mostrava tanto innamorata e partecipe da anni. Qualcuno dice da un celebre Palermo-Samp che valeva un posto al sole in Europa. Ma forse la rimembranza può risalire ancora all’epopea con la Triestina che sancì la promozione dopo secoli di digiuno.

Intanto, pericolosa è la notte rosanero. I veronesi guidati dal retto Gigi Delneri – dannazione – sputano l’anima in ogni frangente. Segna il Muto grazie a una saponettata di tal Gollini, portiere a cottimo. Pareggia Viviani, strozzando in fondo alla gola l’urlo reiterato per i miracoli di Sorrentino. Segna Enzino Maresca con una capocciata rugbistica, nel volo della disperazione. Segna Gilardino, predicando il termine di passati dissapori con questi spalti. E il Verona – dannazione – accorcia. E gli ultimi minuti si sopportano in formidabile apnea. Perfino la bellissima hostess con gli occhi azzurri si scompiglia i capelli per la sequenza di soprassalti e batticuore. E il cuore, un cuore grande, ce l’ha anche il giornalista Benvenuto Caminiti, fratello di un monumento ed egli stesso monumento della scrittura. Infatti, si preme il palmo sul petto come per trattenere qualcosa che vorrebbe scappare, boccheggia, annaspa, poi si siede con la testa tra le mani.

Basta, Palermo, basta, non puoi costringerci a soffrire così: è il pensiero comune dalla Nord alla tribuna. Basta, ragazzi, il rosa e il nero sono il crisma alternato di una città che crede in se stessa e nel suo amore solo se una palla rotola, altrimenti è smemorata. E quando l’arbitro pone il suo confine ultimo alla paura, fischiando nel suo fischietto gratis, eccola la città che si abbraccia dallo Zen al Politeama. Infine, nella notte, si disperde tra i rivoli della sua gioia pagata sempre a caro prezzo, domani sarà immancabilmente lacerata e delusa.

Zamparini, per una notte, ritorna dio in terra, l’eco dei cori si spegne in lontananza. Tenera è la notte, che film indimenticabile. Bisogna proprio andare a dormire per sognarlo ancora un po’.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI