PALERMO – Le uniche dichiarazioni ufficiali sono quelle del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, che parla di “clima di confermata collaborazione” ma il vertice di ieri pomeriggio a Villa Niscemi, convocato dall’ex rettore per risolvere il dilemma rimpasto, è stato tutt’altro che sereno. I toni si sono alzati e le posizioni rimangono distanti. Col primo cittadino che ha chiesto altro tempo per sbrogliare la matassa.
Accordo o arrivano i tecnici
Al tavolo le delegazioni erano tutte presenti: Annalisa Tardino per la Lega, Domenico Bonanno e Giorgio Cipolla per la Dc, Dario Chinnici e Pino Mancuso per Lavoriamo per Palermo, Gianluca Inzerillo e Marcello Caruso per Forza Italia e infine Fratelli d’Italia in formazione “extra large” con Giampiero Cannella, Raoul Russo e Giuseppe Milazzo. Un dettaglio, quest’ultimo, che ha indotto molti a immaginare possibili frizioni dentro il partito di Giorgia Meloni che sta giocando una partita complicatissima.
Ad aprire il vertice, durato meno di due ore, ci ha pensato il sindaco con un concetto tanto chiaro quanto duro: la crisi della maggioranza è colpa degli alleati che hanno iniziato la campagna acquisti gli uni a danni degli altri, Lagalla compreso, e il risultato è una situazione ormai ingestibile. L’ex rettore ha perciò esordito con una “minaccia”: così non si può andare avanti, è il concetto, e quindi o l’accordo arriverà entro la prossima settimana o si procederà ad azzerare la giunta sostituendo i rappresentanti dei partiti con i tecnici. Un “modello Monti” che tutti considerano praticamente impossibile ma che dà l’idea di quanto la pazienza del sindaco sia ormai giunta ai minimi termini, tanto da paventare addirittura le dimissioni.
Forza Italia incassa Alongi
L’unico punto fermo raggiunto è il riconoscimento, da parte di tutti, del diritto di Forza Italia di far entrare in giunta Pietro Alongi: gli azzurri avevano annunciato addirittura di uscire dalla maggioranza nel caso in cui l’operazione non si fosse realizzata in giornata ma adesso sembrano disposti ad attendere qualche giorno in più. Caduto il veto sulla permanenza di Andrea Mineo (gli ex compagni di partito non lo vorrebbero ma non faranno barricate), insistono però sul mantenimento delle deleghe, ossia Patrimonio, Verde e Ambiente.
Il dilemma Fratelli d’Italia
Il vero problema è la richiesta di Fratelli d’Italia di rimanere con quattro assessori, ossia i tre scelti un anno fa più la new entry Mineo: il cambiamento degli equilibri iniziali, infatti, spingerebbe anche la nuova Dc (forte di cinque consiglieri) a chiedere una poltrona in più; né i “lagalliani” sono disposti a rinunciare alla casella occupata da Antonella Tirrito, su cui i meloniani hanno puntato gli occhi. In pratica tutti gli alleati sono per il mantenimento dello status quo tranne Fdi, la cui richiesta di mantenere il quarto assessore fa invece saltare tutti gli schemi.
Lagalla prende tempo
Il sindaco, finito il giro di interventi, ha chiesto di formalizzare le richieste e adesso si è preso qualche altro giorno: entro la prossima settimana scioglierà la riserva, dopo aver ascoltato nuovamente i partiti e stavolta singolarmente. Acclarato l’ingresso di Alongi, bisognerà capire chi ne farà le spese: i partiti della coalizione, al netto di Fdi, puntano all’uscita di un esponente meloniano (oltre Mineo, anche Dario Falzone è dato in bilico visto che entrambi vengono considerati vicini a Milazzo) mentre Fratelli d’Italia vorrebbe spingere il sindaco a far uscire la Tirrito per cedere a loro il posto. Una concessione che però danneggerebbe politicamente il sindaco, già in difficoltà dopo aver perso due consiglieri. Un clima reso ancora più teso dall’esplicito “no” pronunciato da Fdi a un allargamento della maggioranza, con un riferimento chiaro all’ipotesi che il sindaco possa far entrare Azione: l’ennesimo ostacolo sul percorso che porta alla nuova giunta.