Palermo, il centrodestra litiga sul rimpasto: Lagalla convoca i partiti

Palermo, il centrodestra litiga sul rimpasto: Lagalla convoca i partiti

Venerdì il vertice a Villa Niscemi

PALERMO – Serrare i ranghi di una coalizione sul punto di implodere ed evitare a tutti i costi la crisi, almeno fino alle Europee. Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, rompe gli indugi e convoca una riunione di maggioranza per trovare una via d’uscita al rompicapo del rimpasto: i rapporti fra i partiti del centrodestra sono ai minimi termini, tanto alla Regione quanto al Comune, e i prossimi appuntamenti elettorali rischiano di rendere il clima ancor più incandescente.

L’ultimatum di Forza Italia

Le bocche sono ben cucite ma non è un mistero che Forza Italia sia sul piede di guerra. Renato Schifani ha “accettato” di mantenere al suo posto Rosi Pennino, voluta fortemente da Lagalla, ma a condizione di far entrare al più presto il fedelissimo Pietro Alongi. Il vertice era previsto per martedì e il rinvio alla fine della settimana ha fatto saltare i nervi in casa azzurra: la mossa dell’ex rettore (sebbene motivata dalla richiesta di un alleato) è stata interpretata come l’ennesimo tentativo di prendere tempo e il timore è che si ripeta quanto già visto per la formazione della giunta e la nomina nelle partecipate che hanno richiesto settimane, se non mesi. Fi non intende indugiare oltre e sarebbe pronta a minacciare estreme conseguenze: “Non possiamo escludere il ritiro della delegazione e l’appoggio esterno sui singoli provvedimenti”. Fi vuole Alongi assessore subito e con le deleghe al momento assegnate ad Andrea Mineo, ossia Patrimonio, Verde e Ambiente.

Fdi tenta di resistere

L’altro protagonista della sfida è Fratelli d’Italia che al momento conta su quattro assessori, ossia uno in più del previsto: Carolina Varchi dovrebbe lasciare non appena si chiuderà la partita del rimpasto ma i meloniani non hanno alcuna voglia di cedere una poltrona. Forza Italia potrebbe rinunciare al veto sull’ex azzurro Mineo ma non è detto che basti per far quadrare i conti: sia Mineo che Dario Falzone sono considerati vicini all’eurodeputato Giuseppe Milazzo che proverà a tenerli entrambi in vista delle urne, per quanto complicato.

La mossa di Lagalla

La Lega, forte del patto con l’Mpa che l’ha rinsaldata a livello regionale, sembra sicura di mantenere il posto in giunta mentre la nuova Dc di Totò Cuffaro reclama spazio. Lagalla sarà costretto a mediare e, per evitare di scoperchiare il vaso di Pandora, potrebbe optare per una soluzione minimale: far entrare Alongi e convincere Fratelli d’Italia al passo indietro o, messo alle strette, rinunciare a uno dei tre assessori di riferimento del sindaco per non scontentare nessuno. Il resto sarebbe rimandato a dopo le Europee, inclusi i tentativi di pescare nuovi consiglieri tra i gruppi di minoranza.

L’incognita dei nuovi ingressi

Non è un segreto che Lagalla da tempo corteggi i consiglieri di Azione e il leghista Alessandro Anello nella speranza di rinfoltire il gruppo: una mossa che però gli alleati non vedono di buon occhio, almeno per quel che riguarda i calendiani. L’ingresso di Fabrizio Ferrandelli e Leonardo Canto, ammesso che avvenga, potrebbe destabilizzare gli equilibri interni alla maggioranza, specie se i due continuassero a rappresentare il proprio partito che è inviso ai meloniani o ricevessero una rappresentanza in giunta. Prospettiva che porterebbe sulle barricate sia Fdi che la nuova Dc.

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