Palermo, vigili aggrediti: il figlio del boss tradito da tatuaggi e social

Vigili aggrediti, il figlio del capomafia “tradito” da tatuaggi e foto sui social

Chi sono gli altri tre indagati insieme a Salvatore Di Giovanni

PALERMO – L’incrocio fra testimonianze, immagini delle telecamere e foto postate sui social. Così la Procura di Palermo è riuscita a identificare i presunti autori dell’aggressione subita da due vigili urbani lo scorso 23 novembre alla Vucciria.

Salvatore di Giovanni, 32 anni, è finito in carcere. Stessa misura cautelare per Mahamud Laundolsi, 38 anni. Obbligo di dimora per Giuseppe Polizzotto e Vincenzo Di Giovanni, entrambi venticinquenni.

Mezz’ora dopo le 3 della notte del 25 novembre scorso la sala operativa della Polizia municipale spedisce una pattuglia in via dei Cassari. Sono state segnalate macchine in sosta selvaggia. I due vigili urbani fanno ingresso in via dei Chiavettieri. La strada è piena di gente. L’auto attraversa la folla a passo d’uomo e diventa bersaglio di pugni e calci.

Un uomo riesce ad aprire lo sportello lato guida e lancia una bottiglia di birra piena che colpisce un ispettore al volto e di rimbalzo l’altro allo zigomo. Sarà identificato in Di Giovanni, figlio del boss di Porta Nuova, Tommaso. La pattuglia riesce a fatica ad allontanarsi. Gli agenti della squadra mobile hanno acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza.

L’uomo che aveva lanciato la bottiglia era giunto alla Vucciria a bordo di una Smart. Il proprietario aveva postato video e foto della serata su TikTok. Tra gli amici immortalati c’era anche il principale aggressore riconoscibile per i tatuaggi alle braccia, la maglietta e la tracolla, la testa rasata. Era Di Giovanni.

Viene riconosciuto anche Laundolsi: avrebbe lanciato una bottiglia contro il cofano posteriore della macchina dei vigili. Ha precedenti per reati contro la persona e il patrimonio, violenza, minaccia e resistenza pubblica ufficiale, tentato omicidio, traffico di stupefacenti ed evasione. Gli altri due indagati avrebbero colpito la macchina con calci e pugni.

Anche Di Giovanni ha un pesante precedente. Lo scorso luglio ha finito di scontare una condanna a 14 anni per tentato omicidio. Nel 2012 picchiò a colpi di casco due uomini dello Sri Lanka per uno sguardo rivolto alla sua ragazza. Il lungo periodo di detenzione, scrive il giudice per le indagini preliminari Adrea Innocenti, “non lo ha dissuaso dal tornare immediatamente a delinquere con condotte violente e immotivate”


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