Palermo, pistolettate e sangue allo Zen: stangata per gli imputati

Palermo, pistolettate e sangue allo Zen: stangata per gli imputati

Il luogo del tentato omicidio allo Zen
"Faida per il controllo mafioso" fra due famiglie

PALERMO – Tutto confermato. Anche per i giudici di secondo grado gli imputati organizzarono un agguato con modalità mafiose per uccidere Giuseppe, Antonino e Fabrizio Colombo, padre e figli, per le strade dello Zen. Rimasero vivi per miracolo.

Queste le condanne inflitte ieri dalla Corte di Appello, presieduta da Antonio Napoli: Letterio Maranzano 12 anni, 5 mesi e 10 giorni; Nicolò Cefali, Pietro e Vincenzo Maranzano, 10 anni ciascuno, Giovanni Cefali 11 anni e 4 mesi.

La “faida per il controllo del territorio” esplose in violenza nel marzo 2021. La scintilla fu una frase: “La finisci di insultarlo, quando dici tu la finisci”. A riferirla era stata una testimone chiave, una donna che decise di aiutare i poliziotti della squadra mobile. Le famiglie Maranzano e Colombo erano ai ferri corti. I Colombo non vedevano l’ora che i Maranzano andassero via dal quartiere. I loro metodi violenti non erano graditi.

Alle 10 del mattino i Colombo incrociarono i fratelli Letterio e Pietro Maranzano all’uscita di un bar. Offesero Cefali e intervenne Pietro Maranzano: “… testa di m… la finisci di insultarlo, quando dici tu la finisci”. Scoppiò una rissa. I Maranzano si radunarono insieme ad altre persone nel negozio di frutta e verdura del padre: “Questa sera o con le buone o con le cattive i Colombo se ne devono andare dallo Zen altrimenti ci spariamo”, avrebbero detto.

Fissarono un appuntamento. Una sfida per misurare la forza, gli uni degli altri. Ad attendere i Colombo in via Filippo Patti c’era Giovanni Cefali. Quindi arrivarono i Maranzano e altre persone a bordo di cinque macchine e diversi scooter. Iniziarono a sparare con tre pistole calibro 9×21, 7.65 e calibro 40. Giuseppe Colombo venne colpito agli arti inferiori e superiori, Antonio al gluteo.


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