"Papa Ratzinger privilegia |il bene della Chiesa" - Live Sicilia

“Papa Ratzinger privilegia |il bene della Chiesa”

Andrea Bettetini, ordinario di Diritto ecclesiastico dell'Università di Catania, analizza la scelta di Papa Ratginger: "Ha testimoniato una tale pienezza nel rapporto con Cristo da compiere una mossa di sconvolgente libertà interiore, che privilegia innanzitutto il bene della Chiesa. Così mostra a tutti di essere totalmente affidato al disegno misterioso di un Altro".

l'analisi
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Andrea Bettetini, professore ordinario di Diritto ecclesiastico, Università di Catania

Inutile dire come la notizia delle “dimissioni” di Benedetto XVI abbia lasciato tutti meravigliati, stupiti. Qualcuno ha detto che è stato come un fulmine a ciel sereno per quanto è giunta inaspettata. Un fulmine a ciel sereno fa di solito paura; in realtà, questo fulmine aiuta a rischiarare la notte.

Dal punto di vista giuridico la decisione di Benedetto XVI è ineccepibile: il can. 332 del Codice di diritto canonico stabilisce l’ipotesi della rinuncia al ministero petrino. Specificamente, il secondo paragrafo della norma afferma che, nel caso in cui “il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti”. E’ infatti logico che se il Pontefice accetta in maniera libera l’elezione da parte dei cardinali che gli conferisce il primato del potere nella Chiesa, a questo potere può pure rinunciare con un atto altrettanto libero.

E appunto quanto mi ha maggiormente colpito è stata la libertà del Pontefice. La sua decisione, lo si capisce conoscendo l’uomo e la sua storia, è frutto di riflessione, preghiera, e (immagino) richieste di consiglio. Ed è decisione sofferta. Se per Giovanni Paolo II la Croce, e quindi essere Cristo, è stata la sua eroica costanza nel ministero pur nella malattia e nella vecchiaia; per Papa Ratzinger la Croce è rinunciare a questo ministero di pastore universale della Chiesa.

Benedetto XVI è pienamente consapevole dell’importanza del suo atto (il testo latino dice “ponderis huius actus”, del peso del suo atto), ma per l’età avanzata liberamente rinuncia a un ministero che, con le parole da lui usate dell’annuncio al Concistoro, “per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando”. Tuttavia il Papa si rende conto che “per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo”, un vigore che, negli ultimi mesi, “in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”.

E allora ecco la libertà di chi, sapendosi figlio, vede nella realtà dei fatti la volontà del Padre.

Oltretutto tre anni fa, papa Benedetto XVI aveva già prospettato l’eventualità delle proprie dimissioni. Nel libro-intervista Luce del mondo (LEV, 2010), realizzato con Peter Seewald, alla domanda se avesse mai pensato di dimettersi, il Pontefice aveva riposto che “quando un Papa giunga alla chiara consapevolezza di non essere in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto, ed in alcune circostanze anche il dovere, di dimettersi”.

Nel medesimo libro, Benedetto XVI aveva tuttavia anche precisato che “quando il pericolo è grande non si può scappare”: motivo per il quale in quel momento egli non poteva lasciare il soglio pontificio.

Queste dichiarazioni, che al momento della loro pubblicazione suscitarono un certo scalpore, sono state ricordate dal portavoce vaticano padre Lombardi, che ha aggiunto che quella del Papa è stata “una decisione pensata, profonda, presa in un clima di preghiera di fronte al Signore che lo ha chiamato a svolgere il suo ministero”.

il Papa in definitiva ha testimoniato una tale pienezza nel rapporto con Cristo da compiere una mossa di sconvolgente libertà interiore, che privilegia innanzitutto il bene della Chiesa. Così mostra a tutti di essere totalmente affidato al disegno misterioso di un Altro.

E così dal 28 febbraio il Pontefice dimissionario risiederà a Castel Gandolfo e poi, una volta finiti i necessari lavori di ristrutturazione, si trasferirà definitivamente presso il Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, che negli ultimi 20 anni ha ospitato suore di clausura di vari ordini. Un nuovo, inaspettato e libero modo di amare la Chiesa.

Andrea Bettetini

Prof. Ord. di Diritto ecclesiastico

Università di Catania


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