Parcheggi: costati milioni, ma chi li usa? - Live Sicilia

Parcheggi: costati milioni, ma chi li usa?

Il parcheggio in via Nina Siciliana

Sono tanti i parcheggi palermitani sottoutilizzati o pressoché vuoti. Due i casi più eclatanti: Nina Siciliana e Basile. Per quest’ultimo qualcosa si muove con l’Università e l’Anav che hanno mostrato interesse per l’utilizzo della struttura. Il Comune: “Gli automobilisti dovrebbero abituarsi a lasciare l’auto e a proseguire con il mezzo pubblico”.

PALERMO – Sono sottoutilizzati, praticamente vuoti. Sono i tanti parcheggi che il Comune di Palermo ha realizzato nell’ultima decade (o anche prima) e che poi hanno riscontrato seri problemi nella destinazione d’uso. In parole povere: non si sapeva come utilizzarli. O, paradosso dei paradossi, gli automobilisti non volevano e non vogliono utilizzarli, preferendo il divieto di sosta sul vicino marciapiede.

Succede in via Ernesto Basile, dove sono all’ordine del giorno le immagini di auto inerpicate su banchine e aiuole nonostante ci sia a due passi, all’altezza delle aule di Chimica e Fisica, un parcheggio da un migliaio di posti. Pronto dal 2005, inaugurato nel 2007, costato oltre 2,5 milioni di euro, il parcheggio Basile attualmente è utilizzato soltanto nella sua parte più alta dall’Ast. Fino all’ottobre del 2010 la gestione era in mano all’Amat, poi è passata al Comune. La partecipata ha comunque trovato un modo per sfruttare un’area esterna al parcheggio realizzando un punto vendita degli abbonamenti e un capolinea per gli autobus. Le corse Amat sono undici in tutto, appena due quelle che conducono in centro: 104 e 109.

Nel 2011 Palazzo delle Aquile ha siglato con l’Ast un accordo di concessione valido per sei anni, grazie al quale riceve dalla partecipata regionale un canone annuo di 8550 euro per la sosta prolungata dei pullman provenienti da Corleone e altri paesi del palermitano. In questo modo i mezzi sono stati allontanati da via Brasa, dove congestionavano il traffico. Inoltre Ateneo e Amministrazione stanno definendo le procedure per l’utilizzo del parcheggio in comodato d’uso con accesso aperto a studenti e docenti universitari. “Viste anche le proteste degli studenti – fanno sapere dall’Ufficio Stampa del Rettorato –, nell’ottica di moderare l’afflusso di auto in viale delle Scienze, quegli stalli resteranno gratuiti. Chi vorrà arrivare vicino al proprio Dipartimento invece dovrà pagare”.

Anche l’Anav si è mostrata interessata al mega-parcheggio: da tempo, infatti, l’Authority comunale del Turismo, la commissione Urbanistica e i funzionari del Centro storico stanno studiando un’ordinanza per consentire in piazza Indipendenza e al Foro Italico la sola sosta momentanea per il carico e lo scarico dei passeggeri, mentre la sosta prolungata sarà permessa soltanto ai due estremi del Cassaro: nel parcheggio Basile da un lato, nel piazzale di fronte Villa Giulia (per i bus turistici) e in viale dei Picciotti (per i bus di linea) dall’altro.

“Il nostro interesse per l’area Basile – spiegano il presidente dell’Anav Sicilia, Antonio Graffagnini, e il direttore Antonio Natale – è relativo più che altro alla sosta prolungata per i mezzi del trasporto pubblico, perché comunque in via Basile non c’è un nodo di interscambio gomma-ferro ed è impensabile caricare e scaricare i turisti lì, costringendoli a sorbirsi una scarpinata di 3,5 chilometri con bagaglio al seguito fino alla fermata della metro di Parco d’Orleans. Appena l’Amministrazione emetterà l’ordinanza saremo pronti a sfruttare una parte degli stalli”.

Più complicato il recupero funzionale del parcheggio Emiri prospiciente viale Regione Siciliana e compreso tra la via omonima e via Nina Siciliana: per il momento è una vera e propria cattedrale nel deserto. Si tratta di un’opera da 4,7 milioni di euro e 620 stalli, con cinque posti pullman e 15 moto. Anche qui l’Amat ha collocato un capolinea con cinque corse più una sesta di solo transito, che non bastano a sfruttare il parcheggio in tutta la sua estensione. “È un paradosso tutto palermitano che gli automobilisti preferiscano posteggiare lungo la corsia laterale – commenta Nunzio Salfi, dell’Ufficio Traffico –. Di sicuro con la Polizia Municipale manteniamo sempre alta l’attenzione sulle auto in divieto. Gli automobilisti dovrebbero abituarsi a lasciare l’auto e a proseguire con il mezzo pubblico. Occorre un percorso di educazione alla qualità ambientale e all’uso del bene comune”.

Ma per turisti e viaggiatori potrebbe non essere così semplice lasciare l’auto in via Nina Siciliana per salire su un altro mezzo. Per i dirigenti dell’Anav, per esempio, la stazione degli Emiri “è di difficile raggiungimento, almeno per quanto riguarda i bus di linea e quelli turistici. I parcheggi troppo decentrati diventano onerosi e poco convenienti per le aziende private, ancora di più nel caso di quel parcheggio, a causa dello scarso spazio di manovra per i mezzi pesanti”. Peraltro ad aprile il parcheggio è stato danneggiato dal furto di venti campate di cavo di rame, per un totale di circa 2, 5 km di materiale che ora l’Amg dovrà sostituire.

L’elenco dei parcheggi e delle loro paradossali vicende potrebbe ancora continuare: da piazzale Giotto al parcheggio di viale Francia (“verrà meglio utilizzato quando si finirà il passante e si ultimerà il prolungamento della strada con l’apertura dello sbocco su via Ugo La Malfa”, sottolinea Salfi) a quello in via Libero Grassi (186 stalli per un milione di euro) fino ai grandi parcheggi strategici che il Comune ipotizza da anni in piazza Giulio Cesare, piazza Don Sturzo, piazzale De Gasperi e via Imera. Lo stesso assessore alla Mobilità Tullio Giuffrè si è ripromesso di studiare un sistema intermodale di impiego dei parcheggi inutilizzati nell’ambito dell’approvazione del Piano Urbano del Traffico, che però passa attraverso i modi e tempi del Consiglio comunale.

 Resta aperta anche la questione della loro pulizia e custodia, come mostrano le immagini dei parcheggi Basile e Nina Siciliana che qui pubblichiamo: “Attenzione, però, i parcheggi sono già sottoutilizzati pur essendo perlopiù gratuiti – conclude il dirigente –. Un loro impiego più intensivo consentirebbe senz’altro di tenerli sotto controllo, ma è chiaro che qualsiasi costo aggiuntivo dovuto alla presenza di manovalanza, con conseguenti spese di gestione, ne farebbe precipitare ancora di più l’uso. Ripeto, occorre ripartire da un civile uso di queste strutture”.


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