Parisi: "Renzi dimentica il Sud |Riportiamo a casa i nostri elettori" - Live Sicilia

Parisi: “Renzi dimentica il Sud |Riportiamo a casa i nostri elettori”

Stefano Parisi e Gianfranco Miccichè oggi a Palermo

"Ncd?  Credo sia importante avere l'attenzione dell'opinione pubblica, più che di quel pezzettino di partito che si è staccato".

L'intervista
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4 min di lettura

PALERMO – La prima cosa che salta agli occhi è la presenza allo stesso tavolo di tutti i big del partito. Per il pranzo a base di pesce con Stefano Parisi in un ristorante palermitano ci sono tutti: deputati regionali, nazionali ed europei. Da Figuccia a Scoma, da Savona a D’Alì passando per Stefania Prestigiacomo e Salvo Pogliese, Forza Italia c’è e guarda con attenzione e curiosità alla proposta dell’uomo nuovo del partito, che Gianfranco Miccichè ha portato a Palermo per l’evento in programma oggi pomeriggio lì dove i renziani pochi mesi fa celebrarono la loro Leopolda sicula. “Dappertutto sto trovando grande interesse. Normalmente le persone intelligenti hanno interesse alle cose nuove”, commenta Parisi. Che a queste latitudini può fare a meno delle logoranti guerre intestine che da un pezzo agitano i berlusconiani a Roma.

Lei parla di grande interesse in giro per l’Italia. Ma l’unità del partito non è altrettanto diffusa come in Sicilia, no?

“C’è una compattezza in tanti luoghi, ma qui il clima è particolarmente positivo perché Gianfranco (Miccichè, che siede accanto a lui durante l’intervista, ndr) ha fatto un grande lavoro. E soprattutto c’è un partito interessato. A capire cosa stiamo facendo. Quando c’è un partito che negli ultimi tempi ha perso consenso ovunque, sarebbe un errore chiudersi completamente a una nuova proposta. In Sicilia, a differenza di altri posti, Forza Italia è un partito molto unito. E l’incontro di oggi dimostra che c’è un partito che ha voglia di tornare a vincere”.

Lei a Milano ha portato avanti il progetto di una coalizione che ricompattasse il perimetro originale del centrodestra, anche con Ncd. Qui in Sicilia invece Ncd e Udc sono al governo col Pd. Secondo lei c’è la possibilità di un ritorno?

“Io credo che il tema più importante sia avere l’attenzione dell’opinione pubblica, più che di quel pezzettino di partito che si è staccato. A Milano abbiamo fatto questo, così si riesce, non rimettendo insieme pezzetti di diaspora”.

Questa ritrovata vitalità del centrodestra in Sicilia viene bollata dagli avversari politici come una “operazione nostalgia”, che riporta in auge una nomenklatura di vent’anni fa. Questo stride con il suo progetto di innovazione?

“Io tutto posso rappresentare tranne che la nostalgia, essendo arrivato sei mesi fa. Ma a differenza di altre realtà qui in Sicilia un ringiovanimento e una rigenerazione sono avvenuti (Miccichè ricorda che nel gruppo dell’Ars c’è solo un deputato con più di una legislatura, ndr). Semmai un tema del ritorno al passato è il ritorno alle politiche per il Sud, quelle degli investimenti di Berlusconi e Miccichè. Si può dire che da Monti in poi non c’è più stata una politica per il Mezzogiorno in Italia. Il tema è recuperare quell’esperienza, oggi che siamo appesantiti da un debito pubblico che non si riduce. La partita è quanto mai difficile ma oggi ci sono solo boutade come quella del Ponte sullo Stretto. Avete visto Renzi a Bari dire ‘meglio i ponti dei muri’? Ma che c’entra?”.

In Sicilia però più che altrove il vento soffia nelle vele dei 5 Stelle. Che qui hanno eletto sindaci e hanno ottenuto sempre percentuali importanti. Come pensa di invertire questa tendenza?

“Il voto del 5 stelle è un voto di gente arrabbiata. Ma anche un voto senza speranza, perché significa affidarsi al nulla dal punto di vista amministrativo, basta vedere Roma. Lo smottamento che c’è stato a destra ha portato voti arrabbiati ai 5 stelle. Noi dobbiamo riportare da questa parte persone che hanno votato in passato il centrodestra e sono finiti sui 5 stelle, dando loro un progetto con prospettive. L’idea per cui basta non avere avuto un avviso di garanzia per amministrare è senza prospettive e porta l’Italia a essere un paese più povero”.

Lei rappresenta l’idea di un centrodestra moderato. Ma è davvero possibile la convivenza nella stessa coalizione di quel tipo di centrodestra con i populismi come quello della Lega?

“In tutte le coalizioni ci sono posizioni moderate e radicali, non mi pare che nel Pd non ci siano. Anzi, lì ci sono anche problemi interpersonali. Io penso che la guida della coalizione deve essere moderata e parlare un linguaggio moderato, senza gridare in tv. Credo che serva questo all’Italia riformista e liberale. E noi dobbiamo farlo. D’altronde Berlusconi ha operato per vent’anni insieme alla Lega, stemperando le posizioni più radicali di Bossi”.

Cosa viene a dire ai palermitani?

“Racconterò cosa stiamo facendo, il processo di costruzione del programma che sta coinvolgendo. Migliaia di persone in Italia. E domani sarò a Enna per ascoltare. E poi parleremo del futuro del partito moderato del centrodestra. Cercherò di raccontare quello che stiamo facendo e quale è la nostra aspirazione. Vedo che c’è molta attesa oggi che da Roma calino la linea politica. Io invece credo che la linea politica si debba ricostruire dal basso, ascoltando gli amministratori locali, la gente, con un forte radicamento sociale. Per questo vogliamo un sistema elettorale che riporti i parlamentari ad avere un radicamento e non a essere calati dall’alto. Servono politici che siano scelti da basso e che non facciano carriera restando seduti in una sede di partito o nel salotto di Arcore”.


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