Parla il boss Giuseppe Mirabile: |“Catania era nella loro mani” - Live Sicilia

Parla il boss Giuseppe Mirabile: |“Catania era nella loro mani”

Si avvicina la sentenza nel processo per il duplice omicidio avvenuto nel 2007 del reggente della famiglia Angelo Santapaola e del suo gregario Nicola Sedici.

OMICIDIO SANTAPAOLA-SEDICI
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CATANIA. E’ toccato a Giuseppe Mirabile, ex reggente dei Santapaola-Ercolano, chiudere la lista testi nel processo per il duplice omicidio di Angelo Santapaola e Nicola Sedici. Il boss, diventato collaboratore di giustizia nel 2012 ha ripercorso nel suo racconto, in collegamento da un sito riservato, gli equilibri della famiglia mafiosa catanese che nell’ultimo decennio sono stati al centro di un pesante conflitto interno. Un alternarsi di uomini nel ruolo di reggenti della famiglia decapitata dai continui arresti e culminato il 26 settembre 2007 con l’omicidio di Angelo Santapaola e del suo fidato gregario Nicola Sedici avvenuto all’interno di un macello dismesso sulla Catania-Gela. I corpi vennero ritrovati carbonizzati qualche giorno dopo in una casolare abbandonata in contrada “Monaco” vicino all’abitato di Ramacca, nel calatino.

Il processo che vede tra gli imputati il boss Vincenzo Aiello, e Salvatore Dibennardo, titolare di un lavaggio auto a Palagonia (CT) ha esaurito oggi la lista testi con la deposizione dell’ergastolano Giuseppe Mirabile. Toccherà nelle prossime udienze ai magistrati Antonino Fanara e Agata Santonocito formulare le richieste di pena. La sentenza potrebbe arrivare prima della pausa estiva. Nipote di Nino Santapaola fratello di Nitto, Mirabile insieme allo zio Alfio è stato dal 2001 al 2003 il reggente dell’intera famiglia fino all’arresto. Fatto uomo d’onore in carcere nel 2004 ha continuato, nonostante la detenzione ininterrotta fino ad oggi a gestire il suo gruppo fino alla scelta di collaborare con l’autorità giudiziaria. Interrogato in aula sulla figura di Aiello, Mirabile spiega “Ho conosciuto Aiello nel 2003 a piazza Lanza – aggiunge – nell’organizzazione avevo sempre sentito parlare di lui da mio zio Nino. Ebbe ruoli di grande rilievo prima come rappresentante provinciale e poi come cassiere”. L’omicidio per cui oggi Aiello è imputato sarebbe, secondo gli inquirenti, maturato per una faida interna alla famiglia “Dopo la scarcerazione tornò nel 2005 a riprendere il suo ruolo di rappresentante, di questo – aggiunge Mirabile – mi parlava chi veniva arrestato e portato nel carcere dov’ero detenuto”.

Su Angelo Santapaola invece il ricordo di Mirabile risale al 1992, quando per l’ultima volta i due si videro “Nel 2004 ho sentito parlare che si doveva inserire nel nostro gruppo ma dopo che spararono a mio zio Alfio – precisa Mirabile – prese il comando e divenne il capo dell’intera organizzazione”. Proprio la condotta troppa aggressiva del boss dal cognome eccellente sarebbe stata una delle cause dell’omicidio “Insieme a Nicola Sedici gestivano Catania, ho saputo dell’omicidio prima che i corpi venissero ritrovati. A dirmi che era scomparso – racconto ai magistrati il collaboratore – era stato Pippo Crisafulli. In carcere – aggiunge Mirabile – si sapeva che era stato ammazzato dai Santapaola. E’ un dato di fato un Santapaola non può essere toccato per caso”. Si è avvalso della facoltà di non rispondere invece Salvatore Dibennardo, titolare di un lavaggio auto a Palagonia e imputato per favoreggiamento. Le prossime udienze porteranno alla requisitoria finale dei pubblici ministeri e alla successiva sentenza che verrà letta in Corte d’Assise dal Presidente Rosario Cuteri.


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