PALERMO- La storia d’amore spezzata fra Eugenio Corini e i tifosi rosanero sta conoscendo la punta più aspra, fra ribellioni social e polemiche cocenti, a margine di un campionato, al momento, deludente. Tuttavia, la sua prima pagina è stata aperta, tempo fa, prima che le ultime settimane certificassero la solidificazione del rancore. Che non è legato soltanto ai risultati, ma a una incomprensione di fondo. Palermo guarda il Genio e non sa più chi o cosa sta guardando. Intorno, un’eco di piatti che volano al tramonto di una grande passione.
L’incomprensione di fondo
“L’anno scorso abbiamo radicato un’idea e un’identità – così si presentò l’allenatore all’inizio della stagione –, abbiamo affrontato delle difficoltà e le abbiamo superate e abbiamo sognato di arrivare a un obiettivo che non era preventivato andandoci molto vicini. Quel mancato obiettivo sarà l’energia fondamentale per permetterci quest’anno di avere più motivazione e forza per fare una grande stagione”.
La valutazione appariva già dissonante rispetto al contesto. Corini considerava il suo primo anno come un’utile esperienza formativa e foriera di fiducia, un gradino necessario nella lenta – e inesorabile – ascesa verso la gloria. Una sorta di ripasso dei fondamentali che permettesse di spiccare il volo. I tifosi che avevano visto balbettare calcio, più che giocarlo, iniziarono a mussiare (per i non autoctoni di passaggio: storcere il muso), considerando quel campionato un’occasione sprecata, con il mancato aggancio ai playoff. E i piatti cominciarono il decollo…
Il Palermo gioca male, ma…
Ecco, dunque, servito il doppio linguaggio di una diaspora destinata a produrre effetti di duratura negatività. Si cammina in parallelo, mai accanto. Il Palermo gioca male, perde, oppure ottiene un ‘pareggino’? Corini ha visto immancabilmente un’altra gara. Il punto più alto, in senso paradossale, è stato raggiunto dopo la sconfitta con il Catanzaro che ha passeggiato al ‘Barbera’. Una catastrofe calcistica che il tecnico ha commentato alla stregua di una “partita gagliarda”. Certificando il divorzio dall’ambiente.
Non è la sconfitta, non è il ‘pareggino’ di turno, non sono (solamente) i numeri a scavare il solco più profondo. È il non avere quasi mai sentito: scusate, stiamo giocando malissimo, non ne stiamo capendo niente, cercheremo di migliorare… È il non avere mai visto uno sbuffo di cenere cosparso sul capo, ma, in cambio, una estenuante ricerca della scappatoia. Se un tifoso soffre vuole che altri soffrano con lui e si battano il petto.
La penultima spiaggia
In una domenica già natalizia, il Palermo va a Parma ad affrontare una squadra di caratura importante. C’è tutto il necessario per immaginare non irrealistica – toccando ferro – una capitolazione, con il rinnovo del risentimento muscolare (il cuore è un muscolo). Non si prevede l’esonero che appare una ipotesi, comunque vada, non attuale. Qui siamo sempre sul bagnasciuga della penultima spiaggia, nelle tasche di un destino che sembra troppo simile ai passi incerti dell’anno passato.
Intanto, il presente mostra le pagine di una storia d’amore spezzata tra Palermo e il suo allenatore, il Capitano coraggioso di ieri. Un’evidenza che reca, per chi ha l’anima piena di memorie rosanero, per chi vuole bene a Corini, l’amarezza di una sconfitta, con un sottofondo di cocci infranti.
Ma Corini
Lui, il protagonista, ci crede, come ha ribadito nell’ultima conferenza stampa: “Tenere duro è un aspetto fondamentale, la voglia di andare avanti c’è perché la sento come energia. Non potrei perdonarmi di non averci provato fino in fondo. Sento questa squadra dentro di me, sono stato amato prima e per ora contestato. Fa parte di questo ruolo, sento l’appoggio dei miei giocatori e per l’obiettivo che mi ha dato la società e penso di avere le qualità per portare a termine questo obiettivo”. Solo la storia (cioè i risultati e la classifica) dirà se siamo al cospetto dell’annuncio di un miracolo o del colpo di coda di una fatale illusione.