CATANIA – L’ha potuta vedere soltanto in foto, perché è ancora ricoverata nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale Cannizzaro di Catania, ma quando il marito le ha mostrato lo scatto della piccolissima bambina si è commossa per la felicità. È stata una gioia immensa quella della mamma di Alessandra, la piccola nata dalla donna che ha avuto il primo trapianto di utero in Italia da una paziente deceduta. Il parto cesareo prima della scadenza naturale della gravidanza è stato necessario perché la donna ha contratto il Covid. E quando è insorta la febbre il ginecologo del Cannizzaro ha deciso di procedere.
La paziente sta bene, riferiscono fonti mediche, e probabilmente domani potrebbe essere trasferita in un altro reparto Covid, perché ancora positiva anche perché sottoposta a terapia immunodepressiva per evitare il rigetto dell’organo ricevuto. La bambina è nella Neonatologia dell’ospedale Cannizzaro di Catania, non è intubata, ma respira in maniera assistita e non ha problemi con la coagulazione del sangue né al fegato. Al tampone Covid, alla nascita, è risultata negativa.
“Salve, sono in ripresa, mi sto riprendendo e non vedo l’ora di uscire per vedere la mia piccola ed abbracciarla”: così in un piccolo video la mamma commenta il ‘miracolo’. La donna è ricoverata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Cannizzaro di Catania dove, pur essendo in buone condizioni generali di salute, resterà in osservazione fino a quando non sarà negativa al Covid.
“Questo trapianto di utero e questa gravidanza ha rappresentato per la nostra equipe un’esperienza straordinaria dal punto di vista emotivo e tecnico”, parla così Pierfrancesco Veroux, professore ordinario di Chirurgia vascolare e trapianti dell’Università di Catania che ha eseguito il trapianto due anni fa. Il medico ha incontrato i giornalisti stamattina. “Una delle problematiche del trapianto di utero è rappresentato dalle difficoltà tecniche legato ai vasi molto piccoli dell’utero e ne limitano l’uso estensivo nel mondo. Modulare la terapia immunosoppressiva durante la gravidanza che per le prime trenta settimane in realtà è stata abbastanza semplice è un’operazione molto delicata e accurata perché bisogna tenere in vita l’utero ma con un basso dosaggio di farmaci in modo tale che il bimbo o la bimba non ne soffra. Particolarmente difficile è stato l’ultimo periodo perché purtroppo la signora ha avuto l’infezione da covid che ne ha ulteriormente abbassato le difese immunitarie esponendola a delle infezioni infortunistiche. E’ stato un momento molto delicato ma fortunatamente – dice Veroux – sembra tutto procedere bene”. “Io ero presente al parto e sentire il primo vagito di Alessandra è stata un’emozione infinita”, commenta emozionato il professore.