Patto del tavolino a Castelvetrano| La mafia controllava gli appalti - Live Sicilia

Patto del tavolino a Castelvetrano| La mafia controllava gli appalti

Il Comune di Castelvetrano (Foto Google Street View)

Imprenditori e funzionari comunali infedeli: tutti "al servizio" dei Messina Denaro. In foto il Comune di Castelvetrano

Rosario Firenze

PALERMO – Per mettere le mani sugli appalti Rosario Firenze, finito agli arresti, avrebbe goduto dell’appoggio di altri quattro imprenditori, per i quali è scattata l’interdizione dalle cariche societarie.

Benedetto Cusumano, Giacomo Calcara, Fedele D’Alberti e Filippo Tolomeo avrebbero presentato delle offerte di comodo affinché Firenze, 45 anni, originario di Castelvetrano, si aggiudicasse le gare bandite dal Comune di Castelvetrano. Sei milioni di euro per la demolizione di fabbricati fatiscenti all’interno dell’ex area autoparco di piazza Bertoni, la manutenzione di strade e fognature e la realizzazione della condotta fognaria in via Maria Montessori.

Nel 2013 Lorenzo Cimarosa, cugino di Matteo Messina Denaro e collaboratore di giustizia, aveva tracciato un profilo dell’imprenditore finito in manette: “Rosario Firenze si occupava di Patrizia Messina Denaro, che è compare; e da questo scaturisce il discorso che, praticamente, quando c’è stata tutta questa discussione, gli appalti li prendeva Rosario Firenze”. Il pentito aggiungeva che “ci sono due squadre al Comune, quella che li gestisce Rosario Firenze che è vicino, più vicino a Messina Denaro, che è il compare di Patrizia Messina Denaro e che gestisce i lavori che dicono loro infilano sempre perché già sanno l’impresa che ha preso il lavoro e sanno come parlarci. E gli dicono che devono fare questo lavoro, come si devono comportare… lui gli dice: il cemento lo butto io, la carpenteria se la fa questo, la muratura se la fa questo…”.

Salvatore Sciacca

Quando erano altre imprese ad aggiudicarsi i lavori, Firenze vi partecipava ottenendo la fetta più grossa dei sub appalti. Nel 2013 la Prefettura di Trapani aveva negato la certificazione antimafia all’impresa di Firenze per via della vicinanza dell’imprenditore a Vincenzo Panicola, marito di Patrizia Messina Denaro. Il suo fidato braccio destro, il geometra Salvatore Sciacca, intercettato dalle microspie, spiegava: “Gli avevo detto che dovevano invitare pure noi e invece non ci hanno invitato. Hanno gareggiato loro e le carte le ho fatte io, basta. Per evitare che venissero esclusi non è che abbiano fatto chissà che cosa”. Secondo i pubblici ministeri, al Comune di Castelvetrano erano a conoscenza dello stratagemma dei sub appalti e nulla avrebbero fatto per bloccarlo.

Tolomeo, titolare dell’impresa Multicostruzioni che si era aggiudicata una gara grazie all’intervento di Sciacca, riferiva al geometra di avere spiegato al responsabile unico del procedimento dei lavori appaltati, l’architetto Leonardo Accoglitta, la necessità si stipulare un contratto di noleggio in favore dell’impresa Vincenzo Firenze srl.

Che nei sub appalti Firenze dovesse fare la parte del leone era chiaro a tutti. Benedetto Cusumuano della Concordia Costruzioni spiegava: “Gli dicevo a Fedele (Fedele D’Alberti, socio dell’impresa mdr), tutte le opere del movimento terra … comunque poi per questo ne parliamo con Saro, qualche sera ni unciemo e parliamo di questa cosa … tutte le opere di manutenzione, terra, cose eh , li facili vuatri “. E’ lo stesso Cusumano che avrebbe consegnato a Sciacca il timbro da apporre alle domande per la gara, confermando che Sciacca fosse il regista delle operazioni: “”Qua c’è il timbro. Lo lascio qua .. domani mattina casomai faccio venire Fedele .. se non posso venire io, domani mattina viene Fedele e firma tutte cose”. Fin qui quanto già ricostruito, ma i carabinieri del Comando provinciale, guidati dal colonnello Stefano Russo e del reparto operativo, agli ordini del maggiore Antonio Merola, stamani sono piombati in Comune per acquisire i documenti di altre gare d’appalto. Perché, come diceva Cimarosa, “gli posso garantire che è lui (Rosario Firenze, ndr) che gestisce… perché lui sa dentro il comune pure prima di uscire una cosa pubblica lui lo sa prima che esce”.

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