Pd, l'intervista a Fabio Venezia e l'appello a Schlein

Pd Sicilia, Fabio Venezia: “Il partito è fragile… Schlein ci ascolti”

Il parlamentare del Partito Democratico: appello alla segretaria
L'INTERVISTA
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5 min di lettura

“La nostra iniziativa politica continua, mica ci fermiamo qui…”.

Fabio Venezia, onorevole dell’Ars, sta fisicamente benissimo: ha tenacemente portato avanti una dieta che gli ha tolto svariati chili. Infatti la foto è d’archivio. Ma la volontaria privazione non lo ha infiacchito, anzi. Da strenuo oppositore, in compagnia, del ‘Barbagallesimo’, all’interno del Pd siciliano, dopo il congresso che ha incoronato il nuovo-vecchio segretario regionale, non ha intenzione di deporre le incruente armi della dialettica politica.

Voi continuate, d’accordo. Però la partita, per semplificare brutalmente, l’hanno vinta gli altri. Per ora.
“Si vedrà. Noi attendiamo fiduciosi gli esiti dei ricorsi alla commissione nazionale di garanzia del partito che, in queste settimane, sta finalmente entrando nel merito. E le assicuro che i ricorsi sono abbastanza fondati”.

Non avete partecipato al congresso, come oppositori di Barbagallo. Pentiti della scelta?
“Niente affatto. Il rispetto delle regole è imprescindibile per poter prendere parte al confronto interno. In ogni occasione abbiamo mostrato rispetto per gli organismi del Partito Democratico. Altri invece no”.

In che senso?
“Avevamo suggerito di evitare la convocazione dell’assemblea prima del pronunciamento della commissione nazionale di garanzia: sarebbe stato un gesto di rispetto anche per questo organismo, ma non è andata così”.

Quali sono i punti critici, secondo voi?
“Le forzature sono state palesi. Non sappiamo chi ha votato il regolamento congressuale, da mesi abbiamo chiesto di rendere pubblico l’elenco dei nomi perché il Pd deve avere la trasparenza nel proprio Dna. Oltretutto, il regolamento non era munito del parere obbligatorio e preventivo della commissione regionale di garanzia e questo inficia l’intero percorso congressuale. Il voto palese ha violato la garanzia del voto segreto, stabilita dallo statuto nazionale. Pensi che in Emilia Romagna proprio in questi giorni si è tenuto il congresso regionale e nonostante la presenza di una candidatura unica si è votato con voto segreto coerentemente con le previsioni statutarie. Ci sono dei vulnus, noi abbiamo soltanto preteso la chiarezza delle regole”.

Vi definite ‘ribelli’?
“Assolutamente no, non è questo il nostro ruolo. Sui contenuti politici ci siamo e ci confronteremo volentieri. Questa vocazione al settarismo e all’irrilevanza politica rischia di fare sbattere il partito siciliano e di farlo diventare una palla al piede per il partito nazionale. Il Pd è la nostra casa e continueremo a starci con impegno e passione: nei circoli, nei territori, insieme ai nostri amministratori. Sabato siamo stati con le bandiere a Sigonella e il collega Giovanni Burtone ha fatto un intervento magistrale sulla pace. Nelle prossime settimane abbiamo in programma altre iniziative e parleremo di sanità pubblica, di cambiamenti climatici, di aree interne, di agricoltura. E abbiamo in programma una grande manifestazione per ribadire la nostra idea di partito”.

In sintesi, cosa volete?
“Un rinnovamento vero e non di facciata anche in Sicilia, per portare il partito regionale in linea con il percorso nazionale che Elly Schlein e Stefano Bonaccini stanno compiendo con grande senso di responsabilità. Lo stato di salute del partito siciliano non si può nascondere con qualche selfie pubblicato sui social. La realtà è ben diversa e la situazione è davvero drammatica. Ad Agrigento abbiamo appena 75 iscritti, nelle periferie delle città non ci siamo e in molti comuni delle aree interne abbiamo chiuso i battenti. Molti circoli sono solo sulla carta: non hanno una sede fisica, non si riuniscono, non fanno iniziative sul territorio e in alcuni casi non si presentano alle elezioni amministrative”.

Dunque?
“Per poter davvero rigenerare occorreva una seria autocritica, come eravamo abituati un tempo, occorreva un’analisi seria sulle sfide vere e sulla funzione del partito in una società in piena trasformazione, occorreva fare un discorso serio sulle alleanze, senza l’ipocrisia della doppia morale. Tutti sanno che nel 90 per cento dei casi il Pd governa nei comuni siciliani alleandosi con partiti di centrodestra, da Pedara a Trapani e da qualche settimana anche a Bagheria con la DC. Lo sa che le giunte monocolore Pd sono a Troina, Militello in Val di Catania e in qualche altro sparuto comune siciliano?”.

Ma perché ce l’avete tanto con Anthony Barbagallo, politicamente si intende?
“Stiamo ai fatti. Quasi 9 mila iscritti su 16.400 non hanno votato al congresso per Barbagallo. Anziché ricorrere a facili trionfalismi occorrerebbe capire fino in fondo come mai migliaia di tesserati del Pd siciliano hanno pagato la tessera e non hanno preso parte al congresso o hanno votato contro pur in presenza di un candidato unico. Se si vuole nascondere il sole con un setaccio bucato può andare pure bene per tirare a campare per qualche mese, ma appare chiaro che si andrà presto a sbattere. Già in questi giorni stanno emergendo elementi di dissenso nei territori che nei prossimi mesi rischiano di esplodere ancora di più. Vorrei fare una precisazione”.

Prego.
“Non è vero che una parte del gruppo parlamentare siciliano è contro la segretaria Schlein. Qualcuno ha voluto creare questa narrazione artatamente per classificare buoni e cattivi, eretici e ortodossi. Ma il Pd non è una caserma, ma un luogo di dialogo e di sintesi. Condividiamo il percorso che la nostra segretaria sta portando avanti con fatica a livello nazionale. Ma anziché nascondersi sotto il mantello nazionale occorrerebbe praticare realmente questo nuovo corso, con serietà e senza infingimenti”.

Come?
“Occorre aprirsi alla società civile, al mondo del lavoro e del terzo settore, andare incontro alle persone nei luoghi del disagio, sostenere i nostri amministratori locali e creare una vera rete di consenso nel territorio sulle nostre battaglie. Nessuno pensi di eliminare lo strumento delle primarie per la scelta dei sindaci delle grandi città e del prossimo candidato progressista a presidente della regione. E aggiungo anche che proporremo le parlamentarie se ci continueranno ad esserci le liste bloccate: che siano i tesserati e i militanti a scegliere da chi farsi rappresentare in Parlamento e non i capi corrente calando nomi dall’alto totalmente sganciati dal territorio”.

Cosa consiglierebbe a Elly Schlein?
“Di venire in Sicilia, di ascoltare tutti e soprattutto la nostra base per rendersi conto delle difficoltà del partito siciliano al di là delle narrazioni entusiastiche di qualcuno che poi si scontrano purtroppo con la modestia dei numeri in occasione delle varie competizioni elettorali. Abbiamo bisogno di un rilancio vero e non di facciata. Mi pare invece che siamo ripartiti da una stagione non proprio esaltante per il Pd siciliano e nessuno ha la memoria corta per dimenticarlo”.


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