Via Maqueda e il Cassaro, a breve la Vucciria, poi le aree fuori dal centro storico. Le pedonalizzazioni a Palermo procedono a tappe forzate, o meglio a farlo è la giunta comunale che ha deciso prima di vietare alle automobili numerose zone della città per consentire l’installazione dei dehors, così da aiutare i commercianti, e poi ha stabilito la trasformazione dei due assi viari del centro da Ztl ad aree pedonali vere e proprie.
Scelte che hanno suscitato polemiche e proteste, sia della politica che di una porzione di residenti e commercianti, seguendo un copione già visto in questi anni. Il Piano generale urbano del traffico, in effetti, non è proprio un atto recente: approvato nel 2013, è stato poi aggiornato due anni dopo e prevede un lungo elenco di vie e piazze da inibire ai veicoli, da piazza Rivoluzione alla Magione, da Casa Professa a San Domenico, passando per Sant’Anna e via Discesa dei giudici. Si tratta in totale di oltre 130 aree che già sette anni fa erano state individuate da Sala delle Lapidi per ospitare solo i pedoni.
Un processo che però è andato avanti a tratti e che non si è ancora completato: dopo sette anni le aree effettivamente pedonalizzate nei quattro mandamenti sono solo un terzo, poco meno di 50, anche se si tratta delle zone più importanti. Se piazza San Giacomo La Marina o piazza Rivoluzione sono già pedonali, non lo sono ancora piazzetta Settangeli, via Collegio del Giusino, via dei Candelai, piazza San Francesco Saverio, piazza Ponticello o Casa Professa. “La verità è che l’amministrazione comunale ha le idee confuse – attacca il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo – Il Pgtu votato dal consiglio non è stato rispettato e peraltro non è nemmeno aggiornato e quando arriverà l’aggiornamento in Aula rivedremo molte delle scelte fatte dalla giunta”.
Le pedonalizzazioni infatti da un lato aiutano pub e bar che possono montare sedie e tavolini in tranquillità, ma dall’altro scatenano i mal di pancia di quei negozianti che invece temono la diminuzione dei clienti, così come dividono i residenti tra chi vorrebbe continuare a usare l’automobile per arrivare sotto casa e chi invece preferisce meno vetture in circolazione.
A scatenare le ire del consiglio comunale però sono state le ultime due decisioni della giunta, ossia la totale pedonalizzazione di via Maqueda e di corso Vittorio Emanuele (che non fanno parte dell’elenco inserito nel Pgtu che le prevede solo come Ztl) e l’elenco connesso alle nuove regole sulla Tosap, che contiene pedonalizzazioni anche in molte zone periferiche della città che però non compaiono nel Piano del traffico.
“L’assessore Catania aveva scritto al consiglio comunale per dire che i provvedimenti su via Maqueda e sul Cassaro sarebbero stati sperimentali e poi sottoposti all’esame del consiglio comunale – continua Tantillo – Peccato che invece si sia fatto tutt’altro, aumentando la distanza fra l’amministrazione attiva e l’Aula. Lunedì pomeriggio ci riuniremo, ma annunciamo da subito che pretendiamo dagli uffici tutti i piani di sicurezza e che parleremo con il Segretario generale: secondo noi quello che non c’è nel Pgtu non può essere pedonalizzato, se non per particolari motivazioni”.
Ma l’amministrazione, e in particolare l’assessore alla Mobilità Giusto Catania, si dicono pronti a procedere senza troppi tentennamenti. “Nelle prossime settimane emaneremo le ordinanze per la pedonalizzazione di via Maqueda e del Cassaro che nel Pgtu erano indicate come aree da pedonalizzare progressivamente – spiega Catania – E’ vero, del Pgtu mancano ancora alcuni piccoli interventi ma al netto della zona di Casa Professa, particolare perché legata al mercato di Ballarò, tutti i grandi interventi sono stati portati a termine con oltre 200 mila metri quadrati di aree vietate alle automobili”. Dopo i due assi storici, toccherà poi alla Vucciria (finora l’unico mercato rimasto non formalmente pedonalizzato) ed entro l’estate alle oltre 100 aree connesse ai dehors.