Il pentito e i picchiatori della mafia | "Spedizioni punitive per chi sbaglia" - Live Sicilia

Il pentito e i picchiatori della mafia | “Spedizioni punitive per chi sbaglia”

Danilo Gravagna, picciotto del clan di Porta Nuova, racconta che ogni famiglia mafiosa si avvale di una squadra di soggetti pronta a spegnere con la violenza tutte le forme di ribellione.

PALERMO - I VERBALI
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PALERMO – Vanno in giro a bastonare la gente. Colpiscono coloro che non si sottomettono al volere di chi comanda. Sono i picchiatori di Cosa nostra. Danilo Gravagna, pentito del clan di Porta Nuova sa “che ogni famiglia mafiosa si avvale di una squadra di soggetti, alcuni affiliati altri no, che effettua spedizione punitive nei confronti di soggetti che non rispettano le regole di Cosa nostra”.

Gravagna conosce pure i dettagli, tanto da spingersi ad affermare che “talvolta l’azione punitiva consiste in un’aggressione violenta altre volte in azioni più eclatanti”. Fra queste ci sarebbe anche il pestaggio a martellate subite da un commerciante della Noce picchiato per il suo rifiuto di pagare il pizzo. Il verbale di Gravagna è stato acquisito al processo su richiesta dei pubblici ministeri Gianluca De Leo, Francesco Del Bene, Annamaria Picozzi e Amelia Luise. Sotto processo ci sono sei persone. Due sono già state condannate nei mesi scorsi a sedici anni ciascuno di carcere.

Gravagna faceva parte della banda che attendeva lo sbarco dei Tir in porto per scortarli, sotto minaccia, in un posto sicuro e ripulirli. Poi, sul campo, si meritò il ruolo di estorsore. Ha ammesso, infatti, di essersi occupato della raccolta del pizzo alle imprese che lavorano dentro il porto e di avere consegnato i soldi prima a “Tommaso Di Giovanni”, reggente del mandamento e poi, dopo l’arresto di quest’ultimo, a “Giuseppe Di Giacomo”. Il primo è stato ammazzato per le strade della Zisa, forse pagando con la vita la sua scesa al potere, il secondo è stato arrestato nel blitz che bloccò la possibile vendetta per il delitto. Gravagna ha pure sostenuto che Di Giacomo (lo definisce capo mandamento della Noce nel 2012, ma nelle ricostruzioni degli investigatori Di Giacono allora era il reggente della famiglia di Palermo centro), assieme a Fabio Chiovaro, capo mandamento della Noce, decisero che un carico di 300 mila euro di generi alimentari rubati doveva essere ricettato nel supermercato di Giovanni Buscemi, sotto processo per il pestaggio della Noce.


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