Di chi è la colpa? Per Eugenio Finardi era colpa dell’extraterrestre, per Francesco Baccini non era colpa di Andreotti. Per noi è colpa dell’uomo temporaneamente al comando, di colui che ha il volto istantaneo del potere. Se la Sicilia va a rotoli è sempre e immancabilmente colpa del rivoluzionario applaudito un attimo prima. E mai da solo. Ci colpano (termine suggestivo e autoctono) Crocetta, la Scilabra, gli americani del Muos, la mafia, gli extracomunitari. Tutti. Tutti, tranne noi che abbiamo permesso il disastro, lo abbiamo contemplato immobili. E adesso, mentre crolla il soffitto, invece di metterci in salvo, cerchiamo un responsabile sui cui rovesciare secchiate di bile.
Altra faccenda sarebbe una ragionata capacità di critica, la vera arma che sconfigge le storture del potere. Comportarsi da adulti significa votare bene e non abbandonare lo stato di cittadinanza come se fosse un esclusivo vestito a festa per l’urna. I cittadini sono coloro che hanno rispetto della cosa pubblica e perciò – in una gradazione di normalissime virtù – non buttano cartacce per terra, non cercano di saltare le code delle poste o del pronto soccorso, non si adoperano per raccomandare i figli. E poi, dall’alto di un’etica sperimentata, sorvegliano le azioni dei governi e dei parlamenti con il cervello acceso, distinguendo le cose importanti dalla demagogia. Magari informandosi, magari non soffermandosi al primo rigo di un articolo di giornale, andando oltre per capire il meccanismo e non limitarsi all’emozione di un titolo.
Coloro che agitano i forconi non sono cittadini. Esibiscono una collera da sudditi e fittavoli, arrabbiati contro il padrone. Ma si parte da un amaro presupposto che toglie linfa alla democrazia: esiste un padrone. C’è un sopra e c’è un sotto. C’è uno affacciato al balcone e la folla che attende. Se va bene, fiori. Altrimenti saranno pomodori o piazzale Loreto.
La storia, perciò, si ripete. Votiamo malissimo da decenni. Non ne azzecchiamo una che sia una. Col potere intratteniamo un rapporto servile di intrecci nascosti. La stessa trama la riscopriamo iniqua, quando scarseggiano i viveri. Era colpa di Cuffaro, era colpa di Lombardo (votati con un plebiscito) e ora è colpa di Crocetta. In buona parte sarà così, magari, chi dice di no. Ma a nessuno viene il dubbio che sia pure colpa nostra?