Pessina: "In C ho pensato di smettere. Lukaku il 9 più forte del mondo"

Pessina: “In C ho pensato di smettere. Lukaku il 9 più forte del mondo”

"Prima del Galles non avevamo parlato dell'opportunità di inginocchiarsi contro il razzismo"

“Prima del Galles non avevamo parlato dell’opportunità di inginocchiarsi o meno contro il razzismo, la situazione ci ha preso alla sprovvista. Ma su questo la pensiamo tutti allo stesso modo. Due gol in questo Europeo? Ero il ventisettesimo, non ci pensavo più di tanto. Ma il CT mi aveva chiesto la cortesia di restare i primi giorni e di vedere come andavano le cose. Poi si è infortunato Sensi e sono rientrato in lista, e ora è bello sentirsi parte del gruppo, perché Mancini ci fa sentire tutti importanti. Ho un’imitazione di un quadro di Van Gogh, voglio pensare a questa Nazionale come a un suo dipinto, il mandorlo in fiore. È unico, particolare e bello”. Matteo Pessina, centrocampista della Nazionale italiana, parla così durante il suo intervento in conferenza stampa. Protagonista della vittoria contro l’Austria con il risultato finale di 2-1, valida per il passaggio ai quarti di finale, il centrocampista dell’Atalanta racconta le sue emozioni durante questa competizione.

Pessina ha poi continuato parlando dei prosismi avversari degli Azzurri: “Con l’Austria è stato difficile, ha giocatori fisici, atleticamente preparati. Dopo 50 partite stagionali è dura. Col Belgio sarà una gara ancor più difficile, ha fisicità e qualità, ma se vogliamo arrivare in fondo dobbiamo incontrare le squadre più forti. E Lukaku è il numero 9 più forte del mondo, averci già giocato contro può essere un vantaggio ma lo si è già visto ieri contro il Portogallo, riesce ad affrontare anche tre difensori insieme. Il ritorno di Chiellini ci darebbe un grande aiuto, certo”.

Il centrocampista dell’Atalanta ha anche parlato delle sue esperienze personali: “Mi piace portare all’esterno ciò che accade tra i muri di Coverciano, così facciamo sentire ai tifosi cosa sentiamo e cosa proviamo. Immobile e Barella fanno sorridere, con quei gesti tipici da italiani. Detto questo, siamo un gruppo di ragazzi intelligenti che hanno anche altri interessi e hobby oltre al calcio. Sono un ragazzo normale che cerca di cogliere l’attimo, è quella la mia forza. Per me è sempre venuto prima lo studio rispetto al calcio, da ragazzino potevo giocare solo dopo aver finito di studiare, era una specie di premio. Un’abitudine che viene dai miei genitori e dai nonni. La famiglia è stata la mia fortuna, mi hanno sempre tenuto coi piedi per terra e mi danno ancora consigli. A mio nonno hanno offerto da bere dopo il gol al Galles, guardava la partita con la nonna mentre aspettavano il traghetto e ha detto che ero suo nipote. Comunque il calcio per me è un lavoro, sì, ma lo vivo più come una cosa che adoro fare. C’è stato un momento, quando ero in Serie C e non giocavo, in cui ho anche pensato di smettere. Ma sono andato avanti per amore di questo sport”.


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