Pestaggio alle Terrazze Excelsior | Una camicia può salvare l'indagato - Live Sicilia

Pestaggio alle Terrazze Excelsior | Una camicia può salvare l’indagato

L'ingresso del locale in cui si è verificata l'aggressione del buttafuori a febbraio 2016

Uno dei tre arrestati lo scorso ottobre per la rissa nel locale di via Cavour lascia i domiciliari.

PALERMO – Lo hanno scarcerato, ma resta indagato per il brutale pestaggio di un buttafuori a febbraio 2016. Le sue speranze di uscire indenne dall’inchiesta passano da una camicia. Anzi dal colore di una camicia.

Raffaele Di Dato, 20 anni, è tornato libero. Non è più agli arresti domiciliari. Il giudice per le indagini preliminari Fernando Sestito ha accolto la richiesta dell’avvocato Giancluca Calafiore. Non ci sono più esigenze cautelari. È lo stesso legale che sta provando con le indagini difensive a smontare le dichiarazioni della vittima, e di un suo amico, picchiata a sangue l’anno scorso nel privè delle “Terrazze Excelsior” (clicca qui per leggere il servizio di cronaca).

Lo scorso ottobre sono finiti in manette, oltre a Di Dato, anche Nicolò Di Michele, 26 anni e Salvatore Incontrera, di 19. I componenti del branco, però, erano molti di più. E furono spietati. Usarono anche dei pezzi di legno per bastonare Angelo, un ragazzo laureato in Architettura, che si dà da fare lavorando saltuariamente come buttafuori. Aveva impedito loro di accedere nell’aria riservata del locale di via Cavour. Rimase diversi giorni ricoverato al Civico in prognosi riservata.

Secondo l’avvocato Calafiore, però, ci sarebbero delle incongruenze. La vittima ha sì detto che Di Dato avrebbe partecipato all’aggressione ma, a differenza degli altri due indagati, non gli ha assegnato un ruolo preciso. Il riconoscimento da parte dell’amico è avvenuto a distanza di cinque mesi dal fatto. Con un particolare che, però, secondo il legale, viene smentito da alcuni scatti fotografici.

Si è sempre parlato di un giovane con la camicia bianca, mentre Di Dato, quella sera, ne indossava una blu. È la camicia che l’avvocato Calafiore ha consegnato agli investigatori certo che servirà ad escludere la partecipazione del suo assistito al pestaggio. Di Dato conosce gli altri due indagati, non hanno amici in comune – è questa la linea difensiva – non ci sono contatti telefonici con loro e neppure amicizie condivise sui social network. Basterò a scagionarlo. Nel frattempo Di Dato è di nuovo libero ed è tornato al lavoro.


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