Picchiò e violentò una prostituta|Condannato a nove anni di carcere

Le vediamo ogni sera, non solo in periferia, ma anche per le vie del centro. Sono lucciole, prostitute. La maggior parte dalla pelle d’ebano. Ma non finiscono quasi mai sui giornali. Di una di loro, però, a ridosso di capodanno, un paio di anni fa, si sentì parlare. Si trattava di una prostituta che stava lavorando in via Messina Marine, a Palermo. Si trattava di una ventinovenne nigeriana, che quella sera è finita legata mani e piedi, nuda, sul ciglio della strada. Il suo cliente abituale aveva deciso che quella sera l’avrebbe violentata, derubata e poi lasciata in mezzo ai cassonetti. Ai dipendenti dell’Amia che l’hanno trovata, quella strana forma pareva un cane randagio. Scaraventata per strada con una vertebra rotta da un’ora e mezzo, lì c’era una donna. Nel frattempo Alessandro Misantone a bordo del suo furgone se n’era tornato a casa, dalla moglie e i due figli. E la mattina dopo si è svegliato, ed è andato a lavorare, come un giorno qualsiasi. Ci volevano i carabinieri, che hanno trovato la corda e il cellulare della donna in quel furgone, a cambiare le cose. Forse non credeva che lei avrebbe avuto la forza di parlare. Forse sperava che morisse lì tra quei cassonetti. E invece sono passati due anni. Lui, secondo la III sezione della Corte di Appello di Palermo, dovrà passare nove anni in carcere, con l’accusa di violenza sessuale. Lei è libera dalla prostituzione, fuori da Palermo, è testimone di giustizia e così, ha ottenuto il permesso di soggiorno. Noi stasera passeremo di nuovo davanti a loro, alle lucciole, e le vedremo di nuovo anonime e fragili. Le vedremo andare a lavorare, come un giorno qualsiasi.