PALERMO – “Piccioli (soldi) ce ne sono?”, chiedeva lo scorso maggio il vice preside Daniele Agosta a Daniela Lo Verde, dirigente scolastica dell’istituto ‘Giovanni Falcone’ dello Zen. Entrambi sono finiti nei giorni scorsi agli arresti domiciliari per corruzione e peculato. La preside dello Zen e il suo numero due discutevano di uno dei tanti progetti su cui indaga la Procura europea.
L’inchiesta della Procura europea
È un capitolo dell’inchiesta, coordinata dai pm Calogero Ferrara ed Amelia Luise, ancora in divenire. Coinvolge altri nove insegnanti che sono stati alcuni intercettati e altri pedinati e filmati fin dentro la scuola. L’indagine è partita da una professoressa che si è rivolta ai carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo ai quali ha anche consegnato un file audio di una conversazione con una collega. Nella registrazione si sente la docente parlare di irregolarità in merito alla gestione della preside dello Zen.
“Progetti con il solo fine di ottenere i finanziamenti”
Poi sono arrivate le conferme di un’altra professoressa ascoltata dai carabinieri. Ha raccontato che era abitudine raccogliere ex post le firme di presenza dei ragazzi che in realtà avevano disertato i progetti organizzati dalla scuola. “Quello che doveva avere un intento prettamente educativo e culturale – annotano gli investigatori – si era trasformato in una mera necessità di raccogliere iscrizioni e presenze, anche fittizie, al fine di raggiungere il completamento dei singoli progetti per poterne percepire poi i relativi stanziamenti”.
Tanti dossier da aprire
Di episodi da sviscerare ce ne sono tanti e non riguardano soltanto i progetti extrascolastici. Ad esempio s’indaga su uno stanziamento di 9.000 euro per acquistare attrezzatura per la palestra. Ed invece le fatture sarebbero state “gonfiate”, i materiali comprati con una minima parte e quelli rimasti spesi “per fare acquisti privati di capi di abbigliamento e calzature per la dirigenza”.
Le intercettazioni
Così la prof registrata dalla collega ricostruiva quanto accaduto durante l’organizzazione di un laboratorio di cucina: “… è stato un Pon che è partito fai conto a fine maggio… quindi la scuola stava chiudendo… là lo sai come funziona… cioè che li devi andare praticamente a cercare con… la candela… i partecipanti e… in quel periodo non ti caga più nessuno… quindi non veniva nessuno… l’unico che veniva era quel rompi coglioni di…”.
“Quel ragazzo…”
Un solo ragazzo presente. Finiva per essere tacciato come un disturbatore. Ancora la prof: “… se l’è messo veramente sotto i piedi sto progetto veniva in ritardo… e andavamo prima… insomma… come al solito poi la scuola non è che ci ha supportato più di tanto fatto sta che è andata male”.
“Devi andare a ripescare tutti i ragazzi…”
Bisognava correre ai ripari, altrimenti non sarebbero arrivati i finanziamenti dell’Unione europea: “… gli ho detto dimmi che devo fare che lo faccio e lei mi ha detto: devi andare a ripescare tutti i ragazzi a firmare cioè si dovevano di nuovo andare a firmare tutti i documenti, per fortuna i ragazzi erano ancora lì per un ultimo anno e quindi sono riuscita a recuperare ed a chiudere perché altrimenti non pagavano né la scuola né ovviamente noi”.
Questione di soldi
Era dunque una questione di soldi. Poco o nulla importava dell’educazione dei ragazzi. Spendere era l’unico modo per ottenere altri finanziamenti. Non importava se il budget era “un poco sproporzionato” per un progetto”, diceva Lo Verde. Che alla domanda del suo vice (“Ma tutti li spendi i soldi?”), rispondeva: “Certo, ne ho mai lasciato? Tutti, tutti”. Parole che aprono uno squarcio sulla mala gestio delle risorse. Di fondi europei ne sono arrivati parecchi. Hanno davvero inciso tutti sulla crescita dei ragazzi? Un interrogativo che su larga scala vale per ogni settore su su cui sono piovuti finanziamenti a pioggia.
Generi alimentari e apparecchiature elettroniche
Ci sono di mezzo, dunque, anche i soldi oltre ai generi alimentari e alle apparecchiature elettroniche di cui la preside dello Zen si sarebbe appropriata: “114 euro per 10 incontri fa millecento quarantacinque euro… quindi noi abbiamo appizzato millecentoquarantacinque euro”. A tanto ammontava il compenso previsto per i docenti che partecipavano ai progetti.
La legalità
Eppure la preside dello Zen non perdeva occasione per parlare di legalità. Lo scorso marzo, e lo ricorda il giudice per le indagini preliminari, Lo Verde aveva partecipato ad un convegno dal titolo ‘Legalità. Punto Primo. Non guardare il mondo con gli occhi del denaro: come educare le giovani generazioni al confronto con le reali esigenze’, nonostante il quotidiano agire illegale, la costante attenzione ai risvolti economici, i propri reali sentimenti la consapevolezza dell’esistenza di un procedimento penale nei suoi confronti”.