Pippo Pollina: "Il nostro compito è preservare la memoria con le emozioni" - Live Sicilia

Pippo Pollina: “Il nostro compito è preservare la memoria con le emozioni”

Ha portato questi argomenti al centro della sua attività musicale, dedicando diverse canzoni ad alcuni eroi della lotta antimafia.
L'INTERVISTA
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PALERMO – L’arte come strumento di denuncia e di approfondimento. Ieri sera il musicista palermitano Pippo Pollina ha tenuto al Teatro Massimo il concerto legato al suo ultimo album “Canzoni segrete”. Ad accompagnare Pollina il Palermo Acoustic Quintet. Allo spettacolo, organizzato dall’Agricantus Società cooperativa culturale sociale diretta da Vito Meccio, il cantautore ha abbinato un convegno all’Agricantus intitolato: “La mafia a 30 anni dalle stragi. Le verità nascoste e quelle rivelate”. Durante l’incontro, moderato dal giornalista Mario Azzolini, insieme a Pollina, hanno dibattuto Margherita Asta, figlia e sorella di tre vittime della strage di Pizzolungo del 1985 e ora referente di Libera, il sindaco Leoluca Orlando, Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo, e Giovanni Impastato, scrittore e fratello di Peppino.

Stasera l’artista proseguirà il tour a Modica, dopo la tappa palermitana che ha visto sul palco tra gli ospiti musicali di Pollina Mario Crispi, Luca Madonia, Marcello Mandreucci, Alessandro Presti, Claudia Sala e Mario Venuti.

“Come messaggi chiusi in una bottiglia che mandiamo al pubblico”. I quattordici brani dell’album sono la traduzione in versi e musica del suo stato d’animo. Pippo Pollina uno dei fondatori degli Agricantus, gruppo folk-pop, ha lasciato l’Italia alla fine del 1985 e oggi vive a Zurigo. “Tanti sono i motivi per cui quella di Palermo è una data tra le più importanti di questo tour – dice – in primo luogo, torno a casa. Poi il Teatro Massimo è uno dei teatri più belli d’Italia e d’Europa, ed è sempre un onore suonare qui. Terzo, ma non ultimo, portare il dibattito su cultura e mafia nella città dove tutto è cominciato, nel 1992, con le stragi di Capaci e di via d’Amelio”.

Da sempre sensibile ai temi della criminalità organizzata ha portato questi argomenti al centro della sua attività musicale, dedicando diverse canzoni ad alcuni eroi della lotta antimafia. Per Don Pino Puglisi scrisse “E se ognuno fa qualcosa”, a Paolo Borsellino ha dedicato “19 luglio” e “Centopassi” a Peppino Impastato. Tra le canzoni del nuovo album c’è anche “Pizzolungo”, dedicata a Margherita Asta. 

L’INTERVISTA

Al concerto sul suo nuovo album “Canzoni segrete” ha abbinato il convegno “La mafia a 30 anni dalle stragi. Le verità nascoste e quelle rivelate”. Perché è importante oggi ricordare ancora quei giorni? 

“È tradizione che nel mio canzoniere ci siano brani che parlano dell’antimafia. Da quando ho iniziato a scrivere, mi sono accorto che la grande canzone d’autore storica aveva pressoché ignorato l’argomento. Così ho sentito l’esigenza di raccontare degli episodi che hanno toccato la mia crescita personale e artistica, anche perché ho vissuto la seconda guerra di mafia negli anni Ottanta. Per i trent’anni dalle stragi di mafia ho pensato di abbinare un convegno invitando i più importanti esponenti dell’antimafia nazionale per fare il punto della situazione, per cercare di capire che tipo di verità sono state raggiunte fino a oggi e quali sono state taciute o non ancora raggiunte”.

Quale pensa sia il ruolo degli artisti nel contrasto alla criminalità organizzata?

“La memoria, oltre agli storici, è affidata agli artisti attraverso la sublimazione. Noi cerchiamo di restituire le cose che sono avvenute con la parola poetica e la melodia. L’arte colpisce la gente in modo particolare tra il cuore e la testa, agisce con efficacia e arriva in profondità. Il nostro compito è di preservare la memoria, senza dare delle verità e delle ricostruzioni storiche ma evocando quanto accaduto per suscitare delle emozioni”.

Il suo essere un palermitano “lontano ma vicino” le permette, forse, di guardare alla sua terra da un punto di vista diverso. Come vede Palermo e la Sicilia ogni volta che ritorna? 

“Non vivo più a Palermo da trentasette anni, nell’arco di questo periodo ci sono state delle trasformazioni. Gli ultimi dieci anni sono stati molto esponenziali. Palermo è diventata -finalmente – una città turistica che lascia parlare di sé per le sue bellezze e non per i fatti di sangue e per il retaggio mafioso che ci ha sempre contraddistinto nel mondo. Palermo è tra le mete turistiche più visitate. La gente la sceglie perché è diventata attraente. Il processo di europeizzazione ha favorito il turismo e l’occupazione giovanile. Ora la sfida è riuscire a non farli scappare. Bisogna fare di Palermo una città accogliente, che non sfrutta soltanto il turismo mordi e fuggi ma che cerca di costruire in maniera strategica il futuro, affermando la propria bellezza attraverso fatti concreti. I politici devono fare la loro parte, staremo a vedere se saranno deludenti come sempre o riusciranno a tirare fuori il coniglio dal cilindro. Nelle giovani generazioni Palermo non è la città della mafia”.

Nei suoi precedenti album ha dedicato delle canzoni al giudice Paolo Borsellino, al giornalista e attivista Peppino Impastato e a Padre Pino Puglisi. Sono dei testi nati dal suo impegno antimafia?

“A quattordici anni ho iniziato a leggere i primi testi su mafia e politica scritti dagli specialisti dell’epoca. Intuii che Cosa nostra aveva rappresentato qualcosa d’importante ma in negativo per la storia della Sicilia. Da quel momento ho iniziato a occuparmi dell’argomento, scrivendo delle canzoni che parlano di questo problema, perché la grande canzone d’autore italiana non è stata in grado di farlo. Per me scrivere delle canzoni sugli eroi dell’antimafia significa cantare qualcosa d’importante, che ha toccato la mia vita e il mio impegno. Fino a quando ci sarà da raccontare qualcosa d’importante lo farò”.

Pollina non è soltanto un cantautore e compositore. Dopo l’uscita di “Cento Chimere”, a settembre uscirà il romanzo che s’intitola “L’altro”. Ci parli di Pippo Pollina scrittore.

“È una passione che nasce durante il periodo del lockdown, quando si è aperta una voragine di tempo a disposizione. Così ho iniziato a scrivere scoprendo quanto mi realizzi farlo. Scrivere un romanzo mi ha divertito tantissimo perché mi sono accorto che rispetto al saggio c’è una libertà totale. Tutto è vero quello che tutto è falso”.

Parliamo del tuo nuovo album “Canzoni segrete”. Una delle canzoni è “Pizzolungo”, dedicata a Margherita Asta, come nasce?

“Nasce dalla lettura del libro “Sola con te in un futuro aprile” scritto da Margherita Asta, in cui racconta la sua esperienza di bambina, poi di ragazza e di donna confrontata con la realtà di aver perso la mamma e i due fratelli durante l’attentato al giudice Carlo Palermo. L’automobile della madre fece da scudo al mezzo del magistrato che rimase solo ferito. La storia di Margherita mi ha colpito molto quindi ho deciso di scrivere questa canzone”.


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