Pista ciclabile con i fondi del Pnrr, interdittiva per la ditta del subappalto - Live Sicilia

Pista ciclabile con i fondi del Pnrr, interdittiva per la ditta del subappalto

I lavori sono in corso in via Santa Sofia

CATANIA – Il colpo è stato avvertito e assorbito. Ma il fatto resta: un’interdittiva antimafia ha colpito la società Glz service srl di Gianni Luca Zizzo. Impresa che, in subappalto, si occupava dei lavori della pista ciclabile di via Santa Sofia, quella che collegherà la Cittadella universitaria di Catania con la stazione Fce del quartiere di Cibali.

Si tratta di uno dei cantieri aperti con i fondi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Uno stralcio del progetto complessivo di collegamento ciclabile tra le stazioni della metropolitana e le sedi principali dell’ateneo del capoluogo etneo. Base d’asta: 650mila euro.

L’impresa di Villa San Giovanni

Ad aggiudicarsi l’appalto, con un’offerta di 470mila euro (ribasso del 27,6 per cento) è la società calabrese AS costruzioni di Villa San Giovanni. È il 20 settembre 2023. Il 13 novembre dello stesso anno, l’impresa comunica al Comune di Catania l’intenzione di sub-affidare una serie di lavori a un’azienda del capoluogo etneo.

I catanesi, contattati dai calabresi, avrebbero dovuto occuparsi di scarificare l’asfalto, posare il nuovo strato di bitume, mettere i cordoli e la segnaletica orizzontale e verticale. La ditta scelta è, appunto, la Glz service, con sede a San Giovanni La Punta, di cui è legale rappresentante il 42enne catanese Gianni Luca Zizzo.

L’interdittiva antimafia

Tra via Santa Sofia e via Varese i lavori cominciano e vanno avanti. Finché, il 15 marzo 2024, la prefetta di Catania Maria Carmela Librizzi non adotta un’informativa antimafia nei confronti della Glz service. Con la formula di rito, Palazzo Minoriti evidenzia “l’esistenza di possibili tentativi di infiltrazione mafiosa” nell’azienda.

La botta arriva. E con essa la risposta: il contratto di subappalto viene rescisso nel giro di un paio di settimane. L’impresa fa ricorso al Tar contro l’interdittiva e contro la rescissione, chiedendone la sospensione. Ma il Tribunale amministrativo regionale di Catania risponde picche, almeno nella fase cautelare.

Il profilo dell’imprenditore

A motivare l’interdittiva antimafia è anche il profilo del rappresentante legale: Gianni Luca Zizzo. Catanese, classe 1981, il suo nome viene fuori nell’inchiesta “I Vicerè” della procura di Catania. Un’indagine monstre, con centinaia di indagati, tra i quali anche Zizzo. Coinvolto insieme al padre Antonino, col quale condivide l’indirizzo di residenza.

Il cuore dell’indagine della procura sono le dichiarazioni dei pentiti: il primo a fare il nome di Zizzo, padre e figlio, è Nazareno Anselmi che, interrogato dai magistrati, li identifica come persone provenienti da San Giovanni La Punta e vicine a Sebastiano Iano Laudani “il piccolo”. Nipote e omonimo del patriarca.

I pentiti e il gasolio di contrabbando

Stessa descrizione che arriva dal primo pentito della famiglia Laudani, Giuseppe Laudani. Ai racconti di Laudani e Anselmi si aggiungono quelli di altri due pentiti: Carmelo Riso ed Eugenio Sturiale.

Il nome di Gianluca Zizzo torna tra quelli degli indagati in un’inchiesta giudiziaria – quella denominata “Black blend” – nel 2022. Per i magistrati della procura europea di Palermo, il catanese era coinvolto in un sistema di contrabbando di gasolio dall’estero, fatto arrivare in Italia senza passare dall’Agenzia delle dogane e senza pagare Iva e accise per un totale di circa 25 milioni di euro.

Adesso l’interdittiva antimafia della prefettura di Catania. I giudici del Tar, negando la sospensiva richiesta dai legali dell’azienda, ritengono “insufficienti le asserzioni, e i mezzi di prova dedotti, riguardanti le asserite risalenti dimissioni del titolare dell’impresa destinataria dell’interdittiva impugnata dalla carica di Responsabile tecnico della società”.

L’interdittiva antimafia resta

Nell’impresa, peraltro, “secondo le non contraddette risultanze riportate nel provvedimento” interdittivo, si legge nell’ordinanza del Tar, “hanno operato quali amministratori, responsabili e dipendenti, diversi soggetti controindicati”.

C’è poi il tema del padre Antonino Zizzo (classe 1961), “soggetto anch’esso gravemente controindicato”, col quale il figlio condivide l’indirizzo di residenza (ma non l’abitazione, almeno a partire dal 2023). Tutti elementi, aggiunti ai controlli in compagnia di pregiudicati, che fanno ritenere infondata l’istanza di sospensiva dell’interdittiva antimafia e della rescissione del contratto di sub-appalto per la pista ciclabile.


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