"Basta con gli attacchi |Non siamo ricattabili" - Live Sicilia

“Basta con gli attacchi |Non siamo ricattabili”

Il presidente di Confindustria Palermo Alessandro Albanese passa al contrattacco: "C'è chi cerca di infangare la mia associazione. Ma così ad andarci di mezzo è tutto il movimento anti-pizzo. Che nell'ultimo anno ha raggiunto risultati da record".

Confindustria al contrattacco
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PALERMO – “Attenzione: delegittimando chi accompagna gli imprenditori nella ribellione al pizzo si delegittima tutto il movimento antiracket. Chi partecipa al gioco del momento, ‘attacca Confindustria’, se ne ricordi”. Il presidente degli industriali palermitani Alessandro Albanese ha letto le polemiche delle ultime settimane sui “professionisti dell’antimafia” in silenzio. Adesso, però, ha deciso di passare al contrattacco. E di farlo con i numeri: “Sa quanti imprenditori abbiamo accompagnato a denunciare noi e ‘Libero futuro’ solo a Palermo negli ultimi 12 mesi? Novanta. Uno ogni quattro giorni. Nello stesso periodo, Confindustria Sicilia si è costituita parte civile in 70 processi, e in 27 casi l’abbiamo fatto qui a Palermo. Stiamo conducendo una battaglia difficile, per la quale dobbiamo sempre guardarci le spalle. E su questo non facciamo sconti a nessuno”.

Nessuno nega l’importanza delle denunce. C’è chi vi accusa, però, di farne un uso politico.
“Su questo bisogna fare un ragionamento. Confindustria – prima a Caltanissetta, poi in tutta la Sicilia – sta conducendo una battaglia di giustizia. Una battaglia che si concretizza in tre fasi: prima si spingono gli imprenditori a denunciare, poi li si sostiene durante i processi e infine li si difende da eventuali rappresaglie. Questo è un elemento pre-politico: il sistema ha semplicemente detto che combattere tutte le forme possibili di illegalità, che siano sintomo di un’azione mafiosa o meno, è un pre-requisito per fare impresa. Non è un tentativo di usare la mafia: è semplicemente una condizione necessaria per fare quel che noi facciamo. Gli imprenditori”.

Ok, ma qualcuno dice: Confindustria, nel frattempo, sta schierando i propri uomini in molte posizioni di potere.
“In qualunque luogo del mondo un’associazione di categoria persegue il proprio obiettivo: il nostro è difendere le imprese e il lavoro. Per farlo mettiamo a disposizione i nostri uomini migliori, come è naturale che sia e come chiunque farebbe. Ma vede, il nodo è proprio questo. Finché si trattava di attacchi sparuti si poteva pensare che si trattasse di un tentativo di carpire consensi da parte di personaggi isolati. Ma adesso capitano due fenomeni strani. Il primo: qualche blog pubblica elucubrazioni senza fondamento che non solo tentano di delegittimare Confindustria e i movimenti antiracket, ma anche i singoli imprenditori che denunciano. Chi lancia queste pseudo-accuse lo fa con tanto livore da far sospettare che faccia gli interessi della mafia. L’altro strano fenomeno è l’attacco che parte da ex esponenti politici. E questo ci induce a pensare che ci sia una battaglia politica. Perché? Perché abbiamo scoperchiato pentole che non dovevamo scoperchiare?”.

A quali ex esponenti politici si riferisce?
“In questi giorni, ad esempio, abbiamo ricevuto attacchi da ex assessori della giunta Lombardo come Mario Centorrino e Gaetano Armao. Esponenti di un governo che, a parte l’azione di Marco Venturi, ha fatto poco e niente”.

Addirittura. Eppure, lo ricordava lei, Confindustria esprimeva un assessore.
“Che infatti ha fatto la cosa più rilevante, e forse l’unica, della scorsa legislatura. Io voglio dirlo a chiare lettere: la riforma dell’Irsap che oggi si gioca a smontare è stata una grande decisione, con l’accentramento della politica di sviluppo industriale con una visione unica per tutta la Sicilia. E poi un esempio di efficienza, su tutti: il taglio degli 800 componenti dei consigli generali delle ex Asi. Perché Armao attacca e delegittima l’Irsap? Che cosa c’è dietro? Che interessi ha Armao per esprimersi con questo accanimento incomprensibile? Una cosa è certa: non permetteremo di riesumare le vecchie logiche spartitorie e di ricatto, anche perché non siamo ricattabili. E poi, non dimentichiamo che la battaglia di Cicero non è una battaglia di Confindustria: è una battaglia di tutti. E infatti quella riforma piace a tutte le categorie. Ma adesso, per attaccare Confindustria, la si delegittima. E non solo: c’è chi lancia illazioni contro di noi. Che siamo in prima linea”.

Beh, più in prima linea di voi ci sono sicuramente gli imprenditori che denunciano.
“Ma i primi imprenditori che hanno denunciato sono gli imprenditori di Confindustria, e tra i primi ci sono proprio i vertici di Confindustria. E poi, c’è tutta quella parte di lavoro che non si vede”.

Quale?
“Lavoriamo in maniera incrociata. Anche se l’imprenditore non è iscritto a Confindustria, ad esempio, dopo la denuncia cerchiamo di aiutarlo con le banche e con i fornitori, perché il rischio di trovarsi a corto d’ossigeno in quella fase è sempre dietro l’angolo. Per citarle un altro caso, abbiamo iscritto d’ufficio a Confindustria l’azienda di Giovanni Correro, l’imprenditore che ha denunciato il caso Vitrano. E poi lavoriamo sulle aziende in amministrazione giudiziaria: fra i nostri iscritti ce ne sono 16, e noi cerchiamo di aiutarle a inserirsi nel mercato vero. Perché molto spesso, dopo il sequestro e la confisca, le aziende vengono tagliate fuori”.

Ad esempio dai fornitori. Un problema noto.
“Ma non solo: anche il settore pubblico spesso isola le aziende confiscate. Lo scriva, perché succede”.

Chiaro. Lei dice: noi ci spendiamo concretamente.
“Chi ci critica, forse, non ha mai provato cosa significa fare impresa, fare denunce, doversi guardare le spalle”.

A proposito di politica: lei diceva che il governo Lombardo non ha fatto nulla. Come valuta invece questo primo anno di governo Crocetta?
“Già si vede qualche risultato”.

Ad esempio?
“Beh, prima di tutto le azioni a supporto dell’imprenditoria e del lavoro da parte dell’assessorato alle Attività Produttive. E poi, vogliamo vedere quel che sta succedendo nella formazione professionale? Le pare niente? È strano che chi parla a sproposito di cose che non conosce, e si sente in diritto di attaccarci, non abbia invece visto cosa stava succedendo nella formazione quando poteva bloccare il sistema. Ma qui torniamo al punto di partenza: forse il continuo attacco a Confindustria Sicilia è solo strumentale. Ma il rischio di delegittimare con noi tutto un movimento è enorme”.

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