Pochi posti letto per anziani nelle Rsa: 'Sicilia fanalino di coda'

Pochi posti letto per anziani nelle Rsa: ‘Sicilia fanalino di coda’

Ruggeri: “Potenziare i servizi per abbattere le liste di attesa”

La Sicilia fanalino di coda in Italia per l’offerta di posti letto nelle Residenze sanitarie assistite (Rsa) destinate agli anziani lungodegenti. “Nell’isola mancano all’appello, a completamento della rete regionale, circa 300 posti letto già messi a bando, a cui i privati hanno partecipato e che sono in attesa di valutazione. Più ulteriori 280 posti letto, da mettere a bando, per i soggetti fragili”. A dirlo è Francesco Ruggeri, presidente del comparto regionale delle Strutture socio sanitarie di Confindustria Sicilia.

“Bisogna aggiungere l’integrazione sociosanitaria, che comprende i Livelli essenziali di assistenza (Lea), tipologia per la quale mancano in Sicilia 1.900 posti letto di lunga assistenza e circa 450 posti letto di strutture socio-riabilitative, che rientrano nell’ambito della psichiatria, al fine di uniformarsi al dato nazionale che occupa già gli ultimi posti nella classifica dei Paesi più evoluti”, spiega Ruggeri.

Rsa in Sicilia, trend negativo

A confermare che l’isola è in linea con il trend negativo con dati anche peggiori sulla media italiana è il dossier dell’Ufficio Valutazione Impatto del Senato che, in occasione dei 45 anni del Servizio sanitario nazionale, ha messo a confronto, attraverso una serie di indicatori oggettivi (risorse a disposizione, performance, stili di vita), l’efficacia del modello nostrano rispetto a quelli di sette Paesi: Canada, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti e Svezia.

Il dossier

I dati non sono incoraggiati. Se da un lato, nel 2019, l’Italia vantava un ottimo risultato in termini di aspettativa di vita dei suoi cittadini (83 anni contro gli 83,2 della Spagna e gli 82,5 della Francia, gli 81,7 della Germania e i 78,5 degli Stati Uniti), dall’altro lato, all’avanzare dell’età non sembra corrispondere una risposta adeguata da parte del Sistema sanitario nazionale.

Secondo il rapporto, infatti, l’Italia si trova in fondo alla graduatoria per quanto riguarda i posti letto destinati a cure a lungo termine in strutture residenziali: nel 2019 l’Italia fa registrare la più bassa disponibilità di risorse con 18,8 posti per 1000 abitanti di età pari o superiore a 65 anni. Al penultimo posto ci sono gli Stati Uniti (29,9 posti). Gli altri Paesi destinano alle cure di lungo periodo risorse significativamente più ingenti, fino al picco svedese di 68,1 posti letto per 1000 abitanti della fascia d’età considerata. Al secondo posto un sistema Bismarck (assistenza in base ai contributi versati) come la Germania (54,2), seguita dal Canada (51,3).

Ruggeri: “Potenziare le Rsa per abbattere le liste d’attesa”

In Italia, ovviamente, a soffrire maggiormente è il Sud del Paese. Come sottolinea Ruggeri: “La nostra Regione patisce la carenza della lunga assistenza e del servizio socio-riabilitativo. La conseguenza è che le residenze sanitarie assistite hanno procedure molto farraginose, che rallentano gli inserimenti dei pazienti. Il potenziamento di queste strutture territoriali, invece, contribuirebbe all’abbattimento delle liste di attesa negli ospedali. I pazienti ricoverati nei nosocomi e che hanno problemi e patologie acute, una volta stabilizzati, potrebbero essere tranquillamente trasferiti in queste strutture. Ciò significherebbe potenziare il territorio con una diversificazione dell’offerta sanitaria. L’integrazione sociosanitaria in Sicilia è ferma al palo da decenni”.

La soluzione

Una via d’uscita ci sarebbe, secondo Ruggeri: “Sarebbe necessario un tavolo interassessoriale, tra assessorati Salute e Famiglia, per velocizzare e completare l’iter procedurale e attivare posti di lunga assistenza e socio-riabilitativa in Sicilia, uniformandosi al dato nazionale. Così come ha già fatto il governo Schifani con l’istituzione del tavolo tecnico in assessorato regionale alla Salute per Rsa, CTA (Comunità Terapeutiche Assistite) ed ex art. 26 (attività riabilitative). Al tavolo dovrebbero essere convocati tutti gli attori sociali per la programmazione delle attività residenziali che rientrano nei Lea. In questo modo si garantirebbe il diritto alla salute dei cittadini, una diversificazione dell’offerta sanitaria in Sicilia e gli ospedali potrebbero snellire o abbattere le liste di attesa”.

I dati

Ma la carenza di posti letto nelle Rsa non è l’unico dato sconfortante. In Sicilia le strutture per anziani accreditate e convenzionate in tutta l’isola sono circa 42 per 1.674 posti letto, con circa duemila operatori impiegati. “Numeri troppo bassi”, sottolinea ancora Ruggeri.

Riguardo ai posti letto ospedalieri per 1.000 abitanti, l’Italia risulta terza fra i Paesi europei (anno 2020), con 3,19 posti a disposizione. Prima, con un notevole distacco, risulta la Germania con 7,82 posti, seconda la Francia, con 5,73 posti. Non solo. L’Italia risulta ultima anche a livello di spesa sanitaria pubblica totale in rapporto al PIL: il dato 2021 è pari al 7,1% del prodotto interno lordo – si legge nel dossier di Palazzo Madama -. Mentre la spesa pubblica statunitense, che si colloca al 15,9% (picco dei Paesi considerati), nonché la spesa pubblica dei Paesi con sistemi Bismarck (Francia, Germania), risulta più elevata rispetto a quella dei Paesi con sistemi Beveridge (ovvero l’assistenza universalistica).

Rette Rsa

Pochi posti letto, servizi inferiori rispetto alla media europea, tariffe variabili, rette ancorate al 2002 e sempre più insostenibili, rendono le residenze sanitarie assistenziali in Italia e in Sicilia poco efficaci e competitive. Solo recentemente il comparto sociosanitario di Confindustria ha portato a casa un primo risultato nella vertenza aperta con la Regione proprio per i rimborsi delle rette delle Rsa. Sono stati sbloccati otto milioni di euro in ossequio alla sentenza del Cga, che ha riconosciuto ai privati il 5% che è stato decurtato dalle rette di degenza.

“Un risultato che aspettavamo da tempo – conclude Ruggeri –. Il tavolo tecnico continua a riunirsi per affrontare le criticità che abbiamo sollevato. Stiamo procedendo a step: alla prossima riunione parleremo dello snellimento delle procedure per gli inserimenti dei pazienti nelle strutture sociosanitarie, focalizzandoci appunto sull’importanza della sburocratizzazione delle procedure. Ma sono troppe le criticità che emergono in questo settore. C’è ancora molto da fare”.

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