È cominciato il lunedì dopo la tempesta, che non è di certo sinonimo di quiete. Uno dei primi esponenti del Pdl ad intervenire dopo la “domenica bestiale” è il senatore Enzo Galioto, che già ieri ha fatto sapere di appoggiare la replica del sindaco di Palermo a Micciché (“Sono sorpreso e indignato per la irresponsabilità di chi non comprende che oggi l’unità del Pdl è un valore che non dovrebbe essere messo in discussione”).
Per Galioto la crisi intestina si può risolvere dando un’occhiata alla storia della Prima Repubblica, “pur con tutte le sue distorsioni e discrasie”. L’ex presidente dell’Amia, infatti, ha dichiarato (intervistato da BlogSicilia) che “dobbiamo trovare le ragioni per stare assieme, anche nella diversità delle opinione e dei pareri, come la storia ci insegna. I grandi partiti della Prima Repubblica, come il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana, avevano linee di pensiero diverse al loro interno, ma riuscivano a fare sintesi. Bisogna confrontarci e contarci, avendo tutti il diritto e il dovere di dire la propria e di contribuire verso un’unica direzione di partito”.
Insomma, il Pdl è uno ed uno solo e “non si deve commettere l’errore di cercare di tutelare posizioni personali e ammantarle in qualche modo da posizioni politiche di grande proiezione futuristica. Un partito così grande può avere modi diversi di approccio del problema, modi diversi di vedere una determinata problematica, ma l’unità del partito non deve e non può essere messo in nessun modo in discussione”.
Come ben si sa, il motivo principale della scissione tra lealisti e miccicheiani è Giuseppe Castiglione, il coordinatore regionale del Pdl insieme a Domenico Nania. Su quest’argomento, il casus belli, il senatore Galioto ha dichiarato che “sicuramente sono stati individuati dal presidente, hanno avuto e hanno la fiducia di Berlusconi, e come tali devono assumere la responsabilità della guida politica del partito. Il loro interlocutore deve essere principalmente il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, in relazione alla qualità del suo approccio nei confronti dei siciliani e nei confronti delle forze politiche che lo hanno prima voluto e poi eletto, e con le quali lui ha il dovere di governare in una situazione di par condicio, proprio quella che ad oggi è venuta a mancare. C’è stato come uno ius primae noctis o un’azione di privilegio nei confronti di qualcuno e a discapito di altri”. W.G.