PALERMO- Alle undici di mattina di un martedì pandemico, il commissario per l’emergenza Covid a Palermo e provincia, Renato Costa, è già in circolazione da diverse ore. Ogni incarico prevede onori e oneri. Alle undici di mattina di un martedì confuso dal numero dei caffè che si sovrappone al numero dei tamponi e dei bollettini passati, presenti e futuri, ecco il racconto di quello che sta succedendo.
Commissario Costa, ci sono polemiche su polemiche. Sui vaccini. Sull’ordine di precedenza. Sulle dosi. Su tutto. Soltanto polemiche o c’è qualcosa o più di qualcosa di concreto che deve preoccuparci?
“Guardi, mi dispiace perfino commentare. C’è stata la vicenda degli odontoiatri che si sono presentati a Villa delle Ginestre per la vaccinazione, per una comunicazione errata all’interno della categoria. Io, per intenderci, vaccinerei subito odontoiatri e i dentisti. Ma i protocolli non li ho stabiliti certo io. In ogni caso i distacchi sono minimi. Noi non ci siamo mai fermati. Stiamo vaccinando e vaccineremo tutti, secondo la tabella di marcia. Come dicevo: la vivo male, perché so quanto lavorano le persone che sono con me”.
Nessun problema allora? Possibile? Nemmeno per dosi e frigoriferi?
“Posso confermare che noi dal 28 dicembre non ci siamo mai fermati. Le dosi vaccinali, al momento, ci sono, i frigoriferi pure. La catena del freddo funziona in tutti i suoi processi. Non vedo problemi particolari, se non qualche fisiologica criticità dovuta alla non piccola circostanza che si sta mettendo in piedi una campagna vaccinale di dimensioni epocali”.
Ma lei è preoccupato per la ripresa dei contagi?
“Sono estremamente preoccupato, ma me l’aspettavo. Dall’otto dicembre è passato il messaggio che le cose andavano meglio, che la seconda ondata era passata… In Sicilia siamo stati protetti dall’ordinanza del presidente Musumeci con una cintura di sicurezza e di tamponi sui rientri. Abbiamo fatto un grande lavoro, trovando pochi positivi. Si tracciano più casi tra chi viaggia in macchina e viene alla Fiera del Mediterraneo, per il drive in. Siamo all’undici per cento dei positivi: un dato, sì, preoccupante”.
In molti sostengono che il tampone antigenico rapido non sia proprio l’ideale per lo screening.
“Non sono d’accordo, siamo stati in grado di tracciare casi che, altrimenti, sarebbero in circolazione: e sono tanti. Parliamo di uno strumento vincente ed è, per ora, l’unica risorsa”.
Ma non sarebbe meglio il tampone molecolare per tutti?
“A parte il fatto che il rapido ha un valore scientifico assoluto, ma come facciamo con i tempi e con i ritardi?”.
In che senso?
“Ecco, io non ho problemi a dire che sui tamponi molecolari qualche criticità c’è. Ne facciamo pochi, eppure abbiamo difficoltà ad allineare pure questi pochi. In un ospedale cittadino è capitato anche di aspettare dodici ore per avere il risultato di un tampone molecolare richiesto per un ricovero. Il nostro impegno più grosso non è il vaccino, ma il monitoraggio sui laboratori perché è difficile ottenere risposte in tempo reale”.
Dottore Costa, pensa che siamo già all’inizio terza ondata?
“So che gli ospedali cominciano a essere di nuovo sotto pressione. Noi ci stiamo impegnando per essere pronti. Non so, però, se siamo davanti alla terza ondata o a una recrudescenza dei casi della seconda, destinata a rientrare. Dipenderà dai comportamenti che sono stati messi in atto durante le feste e lo vedremo presto. Questa è una settimana decisiva”.