CATANIA – Una lettura appassionata delle criticità che caratterizzano il nostro Sud. Un dibattito accurato e attento sui temi centrali dello sviluppo e della coesione sociale. L’analisi dettagliata sulla questione del Mezzogiorno, le possibili soluzioni e una chiave per cercare di avere un quadro completo sul perché, ancora oggi, la questione meridionale sia uno dei cardini di una problematica mai affrontata in pieno. Questi alcuni degli aspetti emersi nell’incontro, promosso da Compagnia delle Opere Sicilia Orientale, per la presentazione dell’ultima opera di Carlo Borgomeo “L’equivoco del Sud, sviluppo e coesione sociale”. Oltre all’autore sono intervenuti il presidente di Confcooperative Sicilia, Gaetano Mancini; il professore ordinario di “Imprenditorialità, nuove imprese e business planning” dell’Università di Catania, Elita Schillaci; Il dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico, Giuseppe Tripoli; il sindaco di Catania Enzo Bianco.
Davanti a una platea interessata – presenti gli amici ed associati di Cdo, moltissimi dei quali appartenenti all’universo del Terzo Settore – Cdo Sicilia Orientale ha proposto un momento di riflessione dove – d’accordo con l’autore del libro – è emersa la volontà comune di varare una progettualità meridionalista,che punti alla rivitalizzazione sul piano sociale del Mezzogiorno.
Il dibattito è stato moderato dal presidente di Cdo Sicilia Orientale Carlo Saggio che ha sottolineato come “Compagnia delle Opere sia sensibile a un progetto di sviluppo e di coesione nel quale il ruolo della società sia centrale e protagonista di un nuovo percorso di modernizzazione e dove sia attiva una visione di una classe politica che sappia guardare lontano”.
Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, da sempre ha seguito con particolare interesse le tematiche del Mezzogiorno: “L’equivoco sta nell’impostazione dell’antica questione meridionale che, da oltre 60 anni, affligge l’Italia. Quando si parla, infatti, oggi di politiche per il Sud, lo si fa senza spinta ideale, con scarso interesse e senza un progetto politico preciso. Abbiamo sempre pensato che il divario tra Nord e Mezzogiorno fosse legato a una mera questione di soldi. Questo è un passo ma non la soluzione. Il territorio deve essere in grado di organizzarsi meglio, di avere un sistema istituzionale più efficace, sviluppare relazioni sociali positive. Bisognava essere più attenti alla qualità dei trasferimenti e non alla quantità degli investimenti. La distanza più forte sta nella cittadinanza, nella scuola, nei servizi sociali, nell’amministrazione della giustizia, nei processi di inclusione sociale, nella capacità di gestire il bene comune, nella cultura della legalità. È da qui che bisogna ripartire convincendosi che la coesione sociale è una premessa, non un effetto dello sviluppo”. La vera questione dibattuta è proprio il tema sociale, il rafforzamento delle relazioni tra la gente: “Bisogna riconsiderare proprio l’atteggiamento che abbiamo adottato sul problema, i rapporti tra cittadini, il nostro modo di vivere le cose. Bisogna invocare più amore verso i giovani. Si ha la percezione che siano un peso da smaltire. I giovani che studiano all’estero sono visti come una risorsa. Il nostro Sud non è in questo senso assolutamente attrattivo. Bisogna lavorare per creare opportunità”.
Il Terzo Settore può diventare in questo senso attore protagonista: “Con la molteplicità di organizzazioni che lo caratterizzano, con la capacità operativa che dimostra quotidianamente, ma soprattutto per l’azione di mobilitazione che svolge dall’interno del tessuto sociale, può diventare davvero fondamentale per un percorso nuovo nel Mezzogiorno”.
Gaetano Mancini richiama il concetto di responsabilità nel suo intervento: “Bisogna cercare di guardare i problemi nell’ottica innovativa. Il cittadino meridionale ha acuito il senso d’impotenza, approccio che, purtroppo, tende all’adeguamento generale. Se vogliamo misurare e colmare il divario bisogna partire dalle relazioni sociali, dalla dotazione infrastrutturale, dalla lotta alla criminalità. Ci sono segnali importanti, il terzo settore può essere la chiave di svolta, ma deve capire che deve assumere processi di cambiamento”.
Giuseppe Tripoli ha evidenziato la forza delle tesi avanzate da Borgomeo nel suo libro, sottolineando come la formulazione di esse nasce da “uno straordinario amore per la sua terra e la passione per il lavoro, che lo ha portato a vivere esperienze importanti sul piano professionale”.
La professoressa Elita Schillaci evidenzia nel suo intervento le modalità di azione dettate dalla sua lunga esperienza nel mondo universitario a contatto con le realtà giovanili “Non è l’economia che trascina la società. Ma la società civile che trascina l’economia, perché composta da uomini capaci di creare aggregazione, di assumere determinati comportamenti. E se siamo in grado di ragionare sui nostri comportamenti possiamo davvero cambiare. Se è prevalente il tema del pessimismo ce lo contagiamo, non riusciremo a rialzarci. Bisogna imparare a gestire le risorse e le bellezze del nostro territorio. Abbiamo perso la capacità di creare le cose impossibili, ripartiamo dai piccoli progetti. E investire proprio sulla coesione sociale”.
Il sindaco Enzo Bianco ha ricordato come sia fondamentale investire sulla coesione sociale. “Conosco bene le problematiche del Mezzogiorno per averle vissute nei diversi ruoli che hanno caratterizzato la mia attività politica. Bisogna investire sulla formazione dei nostri giovani, sull’istruzione pubblica e privata, sull’università che ha subito tagli importanti. Bisogna riportare al ruolo centrale il miglioramento della qualità della vita e il senso del rispetto delle regole, fondamentali per lo sviluppo nelle grandi aree metropolitane”.