Abolizione delle tasse universitarie | I rettori: "Proposta impraticabile" - Live Sicilia

Abolizione delle tasse universitarie | I rettori: “Proposta impraticabile”

Micari, Basile e Navarra, a guida dei tre Atenei siciliani, respingono la proposta di Grasso.

PALERMO – Arriva una sonora bocciatura per Piero Grasso da parte dei tre rettori siciliani: “La proposta non mi sembra affatto giusta e percorribile” dice quello di Catania, “La proposta genera parecchi dubbi, i nostri atenei rischierebbero il collasso”, sottolinea quello di Messina. E ancora, “La proposta di Grasso è interessante, ma deve essere verificata a monte la sua sostenibilità economica”, è il commento più pacato di Fabrizio Micari, numero uno dell’università di Palermo, sulla proposta  di abolire le tasse universitarie. Rettori che oggi si sono dati appuntamento a Palazzo d’Orleans per incontrare il presidente Nello Musumeci “per definire un programma di collaborazione tra la Regione e il sistema accademico siciliano – scrive in una nota la presidenza della regione – anche in relazione ai temi dell’istruzione e della ricerca universitaria, considerati prioritari per la formazione e l’occupazione dei giovani”. Ma è sul fronte nazionale che oggi sono puntati i riflettori. Così le tre guide delle università dell’Isola hanno rimandato al mittente la proposta lanciata da Grasso all’assemblea nazionale di “Liberi e uguali” che renderebbe, in linea teorica, l’università completamente gratuita.

Commenta senza tanti giri di parole Francesco Basile, reggente dell’università etnea, “Gli atenei vengono finanziati con fondi del Ministero dell’Istruzione e grazie alle tasse che versano gli studenti. Queste ultime rappresentano praticamente un quinto degli introiti totali. Chi dovrebbe integrare questo ammanco? Il Ministero? Questo comporterebbe – ha aggiunto – un aumento di tasse per tutti. Voglio ricordare inoltre che esistono già tante iniziative, borse di studio e agevolazioni per gli studenti meno abbienti e più meritevoli – sottolinea Basile – Come la No tax area, ovvero, per chi ha un reddito al di sotto dei 13mila euro annui c’è un’esenzione totale dal pagamento delle tasse universitarie”.

Una proposta, quella di “Liberi e uguali”, che se attuata creerebbe infatti un buco da 1,6 miliardi di euro nelle casse degli atenei italiani. Ammanco che Grasso ha dichiarato di voler colmare sottraendo fondi per esempio al Ministero dell’Ambiente “Sfruttando – ha spiegato – un decimo di quello che paga per tutti i sussidi a quelle aziende che inquinano il nostro Paese”. Per Antonio Frantoianni, compagno di partito del presidente del Senato, invece: “Occorre caricare sulla fiscalità generale le tasse universitarie di tutti e rendere libero l’accesso all’università per tutti e per tutte. Questa è una proposta che prova a rimettersi in connessione con una parte di popolo, quello che in questi anni ha smesso di studiare perché non se lo può permettere”.

Insomma, anche se non sembra ancora chiaro come mettere in pratica l’iniziativa, chiare appaiono invece le opinioni dei rettori siciliani: “Da rettore posso affermare – attacca Pietro Navarra, numero uno dell’università di Messina – che il suggerimento del Senatore Grasso non mi entusiasma e, comunque, in questo momento appare privo di un reale fondamento In primo luogo non dimentichiamo che l’attuale Governo, attraverso l’introduzione della No tax area, ha già concesso l’esenzione totale o parziale agli studenti con fasce di reddito più basse. Un provvedimento senz’altro più equo e sostenibile rispetto a quello prefigurato dal senatore Grasso. Generalizzare l’esenzione – sottolinea il rettore – significherebbe produrre costi diretti e indiretti aggiuntivi per il sistema universitario superiori ai due miliardi e, quindi, ben oltre le stime pubblicizzate. Se tali somme venissero prelevate dal Fondo di Finanziamento Ordinario (attualmente pari a circa 6,5 miliardi) le università italiane rischierebbero il collasso. Non dimentichiamo – continua Navarra – che l’iscrizione gratuita potrebbe causare un aumento di studenti tale da imporre lo sdoppiamento di taluni corsi e il potenziamento di servizi che generano ulteriori costi di gestione da coprire per le università, a meno che non si voglia indurre gli atenei a introdurre il numero chiuso dove non è necessario”.

Più moderato il commento di Fabrizio Micari, ma i dubbi sono evidenti anche in questo caso: “La proposta di Grasso, in quanto misura rivolta alla realizzazione del diritto allo studio, è certamente interessante e merita una approfondita discussione – commenta il rettore – In Germania non si pagano tasse, ma lo stato federale e i Land sostengono le Università in modo molto diverso rispetto a quanto avviene in Italia. Resta d’altra parte – continua il Rettore – il dubbio che questa misura possa favorire comunque le fasce della popolazione con un reddito medio alto, mentre quelle con reddito basso continuerebbero ad avere grandi difficoltà. Sarebbe più ragionevole puntare su altre forme di sostegno al diritto allo studio, rendendo più sostenibili i costi per gli alloggi, per i trasporti e per i libri degli studenti meno abbienti”.

Proprio sulla tassazione Micari aveva annunciato grandi manovre in occasione dell’inaugurazione dell’anno studentesco. Come il nuovo piano per la riduzione contribuzione studentesca che “conferma come UniPa sia tra le dieci Università italiane con più basso livello di tassazione – ha detto lo scorso dicembre – Complessivamente è stata ridotta ed operata una più equilibrata redistribuzione dei contributi. In particolare oltre 18mila studenti, circa il 40% del totale, hanno visto diminuite o addirittura azzerate le tasse, con una riduzione media pro capite di oltre 300 euro”. Tutte misure che vorrebbero agevolare un maggiore accesso allo studio “In una regione come la nostra dove solo del 18% dei giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni sono in possesso della laurea, percentuale tra le più basse in tutta Europa”. Ma le tasse no, per il momento, secondo i rettori, quella dell’abolizione è una proposta impraticabile.


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