Province, l'ultimo pasticcio | Da due giorni sono senza guida - Live Sicilia

Province, l’ultimo pasticcio | Da due giorni sono senza guida

Le proroghe dei commissari sono scadute il 15 febbraio. Da quel momento, gli enti non hanno un vertice. "Per qualche giorno - spiega l'assessore Valenti - ci penserà il resto della burocrazia". Ma il futuro è sempre più incerto. Domani il ddl arriva in Aula insieme a centinaia di emendamenti. E il pericolo di nuove elezioni si fa sempre più concreto. D'Alì: "Province senza guida".

PALERMO – Il termine del 15 febbraio non era perentorio, per carità. Ma le Province, da due giorni sono senza guida. L’ultimo “pasticcio” del governo ha lasciato gli enti senza un capo. Senza un commissario. Ciascuno dei nove ha infatti esaurito il proprio compito. La proroga è scaduta. A casa.

Ma adesso, chi guida? Le Province non hanno un vertice. Sono spuntate. A reggerle, come spiega l’asssessore regionale alla Funzione pubblica Patrizia Valenti è il resto della burocrazia. “Sono sempre in carica – dice infatti – i dirigenti generali e i segretari generali. Per qualche giorno potranno pensarci loro”. Per qualche giorno. Ma quanti giorni? Perché il punto interrogativo che pende sulla “epocale” riforma del presidente Crocetta è sempre più grande. Domani il ddl torna in Aula. Appesantito di un corredo fatto di 400 emendamenti dei deputati. Ai quali si sono aggiunti almeno altrettanti subemendamenti. E comunque, dopo l’eventuale approvazione, servirà attendere la pubblicazione della norma in Gazzetta ufficiale. “Qualche giorno”, insomma, potrebbe essere un periodo molto lungo.

Nel frattempo, le Province vanno avanti d’inerzia. Senza sapere nemmeno in quale direzione. “Entro questa settimana – spiega infatti l’assessore Valenti – capiremo meglio che tipo di nomine dovremo fare”. E nella frase del responsabile in giunta degli Enti locali c’è appunto l’interrogativo che pesa sul ddl. Che fine faranno le Province? “Una cosa – spiega sempre la Valenti – è certa: presto dovremo operare le nuove nomine”. Nuovi commissari, insomma. Questo è il destino prossimo delle Province. Ma la “tipologia” di commissario potrebbe mutare. Attribuendo alla vicenda contorni paradossali.

Se infatti verrà approvato il ddl che prevede il passaggio ai Liberi consorzi e il contestuale trasferimento di competenze e funzioni dai vecchi ai nuovi enti (senza contare l’elezione degli organi), serviranno mesi – se non anni – prima che il processo si compia del tutto. Fino ad allora, a guidare saranno i commissari. Ma anche in caso di ko della riforma, il destino immediato è quello del commissariamento. Sebbene di durata certamente inferiore.

Già, perché lo spauracchio delle nuove elezioni, oltre a rappresentare il segno vero di un fallimento, verrebbe innescato da un preciso meccanismo. Smentita, infatti, l’ipotesi secondo cui già il 15 febbraio sarebbe scattata l’indizione dei comizi elettorali (“non un limite perentorio”, aveva ribadito a Sala d’Ercole l’assessore Valenti), il termine non potrà però protrarsi oltre metà aprile. Il periodo per l’indizione eventuale delle nove – e incredibili, a questo punto – elezioni provinciali, è racchiuso infatti tra la prima data utile del 20 aprile e l’ultima del 15 giugno.

L’indizione dei comizi, per legge, deve essere effettuate almeno sessanta giorni prima. Quindi tra il 20 febbraio e il 15 aprile. E in caso di elezioni, il governo potrebbe pensare di fissarle in contemporanea con le elezioni europee del 25 maggio. In quel caso, però, la giunta di governo dovrà prima deliberare la data delle nuove elezioni, quindi indire i comizi. A questo punto, entro il 25 marzo.

Fino alle (eventuali) elezioni, comunque, resteranno in sella i commissari. Magari molti di quelli che hanno dovuto lasciare i propri uffici 48 ore fa. “Nessuno ci impedisce – dice infatti l’assessore Valenti – di confermare quelli uscenti, sia che si vada verso i liberi consorzi sia in caso di elezioni. A parte qualche caso, almeno. Il commissario della Provincia di Trapani, per esempio, è stato chiamato a Roma per un importante incarico. Lui andrà sostituito”.

Ma intanto, le Province vanno avanti senza pilota. E i dubbi, già sollevati durante l’ultima seduta d’Aula, si sono trasformati in critiche feroci. “Da ieri – ha detto ad esempio il deputato regionale di Forza Italia, Marco Falcone – gli stessi commissariamenti delle province cosi come nominati ad inizio anno, diventano illegittimi. Infatti, essendo scaduti i termini della legge 7/2013, non è possibile prorogare gli stessi commissari con i medesimi poteri, ma serve un nuovo atto di giunta che conferisca nuovi poteri, straordinari, teoricamente, nelle more di arrivare al voto”.

Ancora più duro il senatore del Nuovo centrodestra, Antonio D’Alì, che ha parlato di “situazione paradossale”: “Scaduto il termine di vigenza dei commissari a suo tempo nominati – ha detto infatti – nessuno ha provveduto a prorogarne la nomina o ad indicarne dei nuovi, quindi le province siciliane si trovano di fatto nell’incredibile situazione dell’assenza giuridica e fisica del vertice istituzionale”.

Nelle stesse ore, però, quasi in un clima surreale, va avanti la consultazione online lanciata dal governo regionale sul futuro delle Province: “Abbiamo già concluso – racconta Patrizia Valenti – una prima consultazione, alla quale hanno preso parte oltre seimila persone. E l’elemento che interessa di più è quello riguardante le funzioni da attribuire ai liberi consorzi, mentre il modello e gli organismi che lo devono comporre interessa molto di meno ai cittadini che hanno risposto”.

Intanto, altri cittadini in queste ore hanno invaso le caselle di posta delle redazioni giornalistiche con decine di email. Si tratta dei dipendenti della Provincia di Caltanissetta. Evidentemente minacciati dalla nascita del libero consorzio di Gela, fortemente “sponsorizzato” dal governatore. La mail è rivolta di deputati regionali: “Vi invitiamo – scrivono gli impiegati nisseni – a non approvare gli emendamenti presentati dal governo al disegno di legge sui Consorzi esitato dalla I Commissione. Più si fraziona la governance del nostro territorio più aumenta la spesa pubblica che graverà sui siciliani, già allo stremo di ogni possibile limite di sopportazione economica. Desistete dalla pericolosa strada – concludono – intrapresa dal governatore”. Ma a prescindere dalla strada intrapresa, una cosa è certa: in questo momento, non guida nessuno.


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