PALERMO – Il ddl Province ottiene il disco verde dalla commissione Affari istituzionali dell’Assemblea siciliana. Il testo è stato esitato questa mattina e approderà in Commissione Bilancio e poi in aula dopo la pausa estiva per il via libera definitivo.
Il disegno di legge, che reintroduce le elezioni di primo livello per gli enti di area vasta e prevede 60 collegi da 120 mila abitanti, ha incassato il voto contrario dei soli pentastellati.
Schifani: “Appuntamento rispettato”
Il centrodestra siculo gioisce del risultato. “Un altro importante appuntamento rispettato dalla maggioranza. La riforma delle Province, con la reintroduzione dell’elezione diretta, rappresenta un obiettivo del programma di governo. Un nuovo modello istituzionale essenziale per la migliore gestione del territorio. Sono certo che alla ripresa dei lavori, anche l’Aula, nel rispetto delle regole parlamentari e della dialettica politica, approverà la riforma attesa da anni”, ha commentato il presidente della Regione, Renato Schifani.
Abbate: “Finisce un lungo commissariamento”
“I siciliani torneranno a scegliersi i propri rappresentanti istituzionali mettendo fine ad un lunghissimo periodo di commissariamento che ha prodotto solo disservizi senza minimamente avvicinarsi a quel tanto decantato risparmio che era stato alla base della decisione di abolirle. Sono grato a tutti i componenti della Commissione, ai colleghi parlamentari sia di maggioranza che di opposizione per aver sposato sin dall’inizio questa svolta epocale” ha detto Ignazio Abbate, presidente della prima Commissione. “Con il ritorno delle Province torneranno servizi fondamentali quali la manutenzione delle strade o la cura dell’edilizia scolastica, per fare due esempi. I cittadini, probabilmente già la prossima primavera, riacquisiranno un diritto fondamentale come quello di scegliersi i propri rappresentanti istituzionali e avere un punto di riferimento essenziale. Il ritorno della Provincia rappresenta inoltre un punto fondamentale nel programma del Presidente Schifani che ha inteso così ripristinare il punto di raccordo tra la Regione e gli Enti Locali”, conclude.
La maggioranza esulta
“Siamo soddisfatti del passaggio in Commissione Affari Istituzionali, aspettiamo il passaggio in aula per portare a casa una delle grandi riforme che avevamo promesso in campagna elettorale”, gli fa eco l’assessore Andrea Messina. Secondo la tabella di marcia, i siciliani potranno tornare al voto nel 2024 (in una data utile da individuare dalla metà di aprile a alla fine di giugno).
“Finalmente sarà reintrodotto il voto diretto, restituendo ai cittadini la parola che era stata loro negata dalla nefasta abolizione delle Province voluta dal governo Crocetta all’insegna della demagogia e che ha comportato pure gravi ricadute sui servizi”, hanno commentato i deputati di FdI Marco Intravaia e Giusy Savarino. Anche la Lega si unisce al coro. “La Sicilia si prepara al ritorno dell’elezione diretta nelle Province. Un primo passo è stato compiuto oggi con l’approvazione del ddl in commissione Affari istituzionali dell’Ars. Ora il testo dovrà avere il via libera dell’Aula e nel frattempo la riforma dovrà essere armonizzata con una norma statale che abroghi la cosiddetta legge Delrio”, dice la capogruppo all’Ars, Marianna Caronia. “Ma c’è già un’intesa nel centrodestra nazionale per ripristinare il suffragio universale. Come Lega abbiamo spinto per ridare la possibilità ai cittadini di scegliere il presidente della provincia e i consiglieri dell’ente. La riforma Crocetta che aveva fatto nascere i liberi consorzi ha determinato disservizi che ancora oggi abbiamo davanti. Personalmente mi farò carico di rendere la legge elettorale per le province conforme ai principi di adeguata rappresentanza di genere che ormai sono irrinunciabili”, aggiunge.
Malumori tra i pentastellati
Duro il commento del Movimento Cinquestelle. “In un momento di totale crisi economica e sociale per la Sicilia, i partiti che sostengono Schifani esultano per l’approvazione all’ARS del disegno di legge che resuscita le province. In Commissione Affari Istituzionali però da un lato esultano per la reintroduzione della politica negli enti intermedi, ma dall’altro si lanciano gli stracci perché non sono d’accordo praticamente su nulla, comprese le funzioni e le competenze stesse degli ex enti di area vasta”.
A dichiararlo sono i deputati regionali del Movimento 5 Stelle Martina Ardizzone e Angelo Cambiano, componenti della I Commissione all’Ars.
“La maggioranza – sottolineano Ardizzone e Cambiano – risulta spaccata su tutti i fronti meno che uno, ovvero assicurare organi elettivi, ma poi non hanno accordo su nulla, a partire dalle dimensioni dei collegi, passando per la percentuale di sbarramento, alla data stessa delle elezioni. Ovviamente però si tratta di aria fritta considerando che l’argomento non è una priorità del governo Meloni, che nel frattempo continua a cincischiare. Non si parla di risorse necessarie, anche questo dettaglio non da poco, considerando anche i rilievi della Corte dei Conti. Non hanno idea delle competenze, né dei servizi che gli enti intermedi devono garantire ai cittadini, mentre sarebbe logico parlare prima di costo e di competenze, anche nuove, per rendere pienamente utili questi enti. Le province potrebbero essere utilizzate ad esempio anche per la pianificazione territoriale, o come organo ufficiale di mediazione tra Regione ed Enti locali, diramando inoltre l’annosa questione del prelievo forzoso a livello nazionale. Insomma si tratta di una legge in cui manca tutto. Siamo sicuri che la questione creerà non pochi attriti tra i partiti di maggioranza a Sala d’Ercole”, concludono i deputati.
Pd: “Colmiamo un vuoto”
Di segno opposto il commento dei dem. “Abbiamo dovuto sopperire all’incapacità del governo di attuare la legge sui Liberi Consorzi procedendo alle elezioni di secondo livello ed al trasferimento delle competenze. A questo punto il ritorno alle Province ed all’elezione diretta è l’unica strada percorribile, certamente meglio del caos in cui la maggioranza Musumeci ci ha fatto precipitare”, spiega il capogruppo del Pd all’Ars Michele Catanzaro.
“All’inizio di questa legislatura il Pd ha presentato all’Ars un disegno di legge per l’istituzione delle Provincie. Una scelta determinata dalla necessità di colmare un vuoto riorganizzando il sistema degli enti locali in Sicilia e migliorando tutti quei servizi e quelle funzioni abbandonati in questi anni, dalla viabilità all’edilizia scolastica degli istituti superiori. In commissione abbiamo dato un contributo importante a partire dall’inserimento della doppia preferenza di genere. Adesso – conclude Catanzaro – speriamo che non ci siano ulteriori tentennamenti e che tutto questo non si trasformi nel solito slogan della maggioranza di governo”.