Pubbliservizi, le intercettazioni |che inchiodano Messina - Live Sicilia

Pubbliservizi, le intercettazioni |che inchiodano Messina

Le cimici della Guardia di Finanza seguono in diretta gli affari sospetti del "cerchio magico".

CATANIA – Sono le intercettazioni uno dei pilastri dell’inchiesta della Guardia di Finanza che ha svelato il presunto sistema criminale messo in piedi dall’ex presidente di Pubbliservizi insieme a diversi imprenditori. Personaggi che avrebbero deciso di entrare “nel cerchio magico” di Adolfo Messina allo scopo di farsi aggiudicare appalti e ricevere anche qualche “benefit”. Le conversazioni captate dagli investigatori metterebbero in evidenza lo stretto legame tra gli indagati accusati di corruzione. In particolare sono finiti nel mirino della Procura i rapporti tra il consulente (e braccio destro di Messina) Alfio Massimo Trombetta, Rosario Reitano, legale rappresentante di “Renergy” e amministratore di fatto della “Light and Power”, Santo Nicotra, ritenuto dagli inquirenti l’amministratore di fatto della “Renergy” e l’imprenditore di Trecastagni Alfio Giuffrida.

Sono le conversazioni captate i primi giorni di dicembre dello scorso anno, poco prima delle dimissioni di Adolfo Messina dal ruolo di vertice della Pubbliservizi, a permettere agli inquirenti di incastrare l’ex presidente, il dipendente Raffaele Pedi, gli imprenditori e il consulente.

I CONTATTI DEL CONSULENTE TROMBETTA. Il punto di contatto interno era il dipendente della Pubbliservizi Raffaele Pedi, che avrebbe avuto costanti rapporti con il consulente Trombetta. In particolare il Gip Francesca Cercone, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, mette in evidenza le conversazioni “sullo stato dei pagamenti delle fatture emesse” dalle aziende coinvolte nell’inchiesta e sul “possibile affidamento ad essere di alcuni lavori da effettuare” in una scuola di Caltagirone. Interessanti dal punto di vista del riscontro investigativo i dialoghi (intercettati) tra Alfio Giuffrida, amministratore di fatto della Ma.Gi. srl e il consulente. Trombetta in diverse occasioni avrebbe rassicurato Giuffrida dell’imminente emissione dei mandati di pagamento da parte della Pubbliservizi per i lavori svolti.

IL DONO DELLA BMW. Alfio Giuffrida avrebbe ceduto (a titolo gratuito) ad Alfio Trombetta una Bmw del valore di circa 4 mila euro. Dalle intercettazioni emerge che i due stavano cercando di simulare una compravendita che in realtà non sarebbe mai avvenuta. Trombetta, Pedi e Giuffrida cercano di trovare un sistema attraverso assegni e bonifici farlocchi per “simulare, in caso di controlli, la vendita della vettura” (LEGGI INTERCETTAZIONE). Ad un certo punto si rompe il cambio alla macchina. Per Giuffrida si tratta di un caso da sfruttare a loro vantaggio. A Trombetta infatti dice: “No… ascoltami… la macchina proprio te l’ho data mille euro perché aveva il cambio rotto… Non c’è più bisogno di fare quel passaggio di soldi… tu me l’hai pagata mille euro perché aveva il cambio rotto…

LA FESTA DEL PRESIDENTE.Li abbiamo addosso”. Gli indagati intercettati dalla Finanza si sentono braccati dalla Guardia di Finanza per la loro stretta frequentazione con Adolfo Messina. Ad ottobre l’ex Presidente di Pubbliservizi compie 60 anni, per l’occasione è stato organizzata una festa che sarebbe stata “sovvenzionata” da Alfio Giuffrida. Dalle intercettazioni e anche dalle dichiarazioni di Branchina (indagato che ha collaborato con la magistratura, ndr) gli investigatori riescono a ricostruire i tasselli della vicenda. “La festa…. è difficile che mi inc..” commenta Giuffrida parlando con Trombetta., che risponde: “La festa è stata a casa tua (villa di Trecastagni, ndr), non è che gli hai pagato il locale”.

Il ROLEX DA 23 MILA EURO. Non solo la festa di compleanno, l’imprenditore di Trecastagni avrebbe anche partecipato con una cospicua somma (circa 13 mila euro secondo le stime degli investigatori) all’acquisto di un Rolex da regalare ad Adolfo Messina. “Questo orologio è costato venticinque mila euro, allora?”, chiede Giuffrida a Trombetta, che risponde: “Ventitrè e mezzo per la precisione”. L’imprenditore facendo i conti ribatte: “Io gli devo dare la differenza per arrivare a ventitré e mezzo…”. La notizia di un regalo del genere avrebbe messo in allarme Messina che avrebbe voluto scegliere un modello di Rolex meno vistoso. “… Un altro Rolex! Che se lo sta andando a scegliere… non è quello là così appariscente”…. Ma Giuffrida fa notare che “… si ma non cambia niente… sempre un Rolex… se c’è questa voce in giro non se lo doveva prendere questo coso…”.

MESSINA CONVOCA I SUOI A PATERNO’. Adolfo Messina lascia la carica di Presidente della Pubbliservizi a dicembre 2016, pochi giorni prima le cimici della Guardia di Finanza captano conversazioni molto interessanti da cui emergerebbe la paura dell’ex amministratore di essere nel mirino degli inquirenti. Ad un certo punto Messina convoca i “suoi” a Paternò per una sorta di riunione. Trombetta parla con Pedi e lo avverte: “… di chiamare a te e vederci a Paternò…”. I due cercano di ipotizzare il perché della “convocazione”: “lo stai capendo perché ci sta facendo sedere con lui per andargli a parlare…”. L’obiettivo sarebbe quello di disfarsi dell’orologio e di cambiarlo con altri oggetti e arredi per la casa. Ma gli indagati si chiedono: “ora come se lo leva l’orologio che c’è una fattura per acquisto di cose?… “. Pedi, il presunto dipendente infedele, fa delle osservazioni sull’inchiesta in corso della magistratura e chiede: “…secondo te in mezzo a noi quattro c’è Adolfo?”. Trombetta non ha dubbi: “Lui è il capo fila… noi siamo tutti e due… tutti e quattro nel mirino”.


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