PALERMO- Dallo storico all’ex magistrato il giudizio è concordemente critico: l’impianto del processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia presenta “varie smagliature” e propone una lettura dei fatti appiattita sulle finalità della giustizia penale. Il confronto, che si è svolto oggi a Palermo, ha preso spunto da un saggio del giurista Giovanni Fiandaca secondo il quale la Procura di Palermo si sarebbe mossa in “un’ottica di incondizionata condanna politica e morale” per cui “l’unica legalità possibile” sarebbe quella “ritagliata sul modello di una lotta alla mafia che vede come unica istituzione competente la magistratura”.
Giuseppe Di Lello, ex giudice del pool antimafia di Falcone e Borsellino, ha colto altri punti deboli: le posizioni sfumate di Giovanni Conso e Nicola Mancino, che pure sono indicati dall’accusa come i “terminali” della trattativa e l’interpretazione delle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza. Per Di Lello, il pentito sarebbe credibile quando parla di incontri e attività criminali ma rassegna solo un punto di vista sul presunto progetto politico della “trattativa” e al suo racconto “si dà per scontato ciò che scontato non è”.
Lo storico Salvatore Lupo, autore di vari libri sulla mafia, ha ricordato che Cosa nostra ha “sempre cercato rapporti con gli apparati statali”. Ma ne ha ricavato soprattutto sconfitte. Secondo l’ex senatore Emanuele Macaluso, contatti tra mafia e pezzi dello Stato sono stati costanti in lunghi tratti della storia d’Italia. Ma spesso, come nell’immediato dopoguerra, sono stati mossi da scelte politiche. Alla fine lo Stato ha affermato la sua forza. E ora qual è stata, si è chiesto, la contropartita? Dall’inchiesta della Procura non si ricava in modo chiaro. “Emerge invece – ha sottolineato – una responsabilità della politica che ha delegato totalmente alla magistratura la lotta alla mafia”.
(Fonte ANSA)
Mi chiedo se questa vicenda desti ancora allarme sociale e sia meritevole di cotante risorse giudiziarie ???
Per dirla alla Montalbano : ma non è che ci siamo amminch….su questa vicenda e si voglia trovare assolutamente un capro espiatorio ???
La miseria umana non ha limiti e sono innumerevoli i casi in cui certe persone non esitano a mandare a giudizio un innocente, pur di fare carriera, stando nello stesso tempo molto attenti a non infastidire politici, editori e giornalisti a loro vicini. Invece di eliminare le storture del sistema si preferisce populisticamente una riforma sgangherata, iniziata con 5 stelle e lega delle anime pure bongiorno e salvini e adesso di prossimo completamento da parte del sedicente antipopulista pd (un po’ come gli innumerevoli mafiosi sedicenti antimafiosi), che darà un’arma in più ai settori corrotti dell’ambiente politico, industriale e giudiziario.
Parliamo pure della penosa deposizione di Di Matteo su Scarantino &company. Ci si arrampica sugli specchi, si spiega ben poco e si suscita la sdegnata, sacrosanta reazione dei familiari, e non solo. Intanto si continua il grande circo dell’antimafia chiodata.
Quanti soldi persi…..
Sarà solo la Cassazione a mettere la parola fine a questo inutile processo, che ci sarà costato milioni di euro, senza ovviamente che nessun giudice ne risponda.
Cosa dire! La giustizia è esercitata dagli uomini e come tale non può essere definita giustizia. La giustizia è un’altra cosa ed è solo utopia che sia immune da acredine e da obiettivi personale e quindi ben suscettibile di simpatie e odio. La verità che nessun cittadino può avere fiducia nella giustizia e ritengo che la giustizia abbia meno fiducia della politica. Lo sappiamo bene noi cittadini ogni volta che ci troviamo in un’aula del tribunale da innocenti o colpevoli subiamo perché nemmeno garantiti dallo Stato .