Quelli che rivogliono Crocetta: Ncd | Un partiticchio di poltrone e coltelli - Live Sicilia

Quelli che rivogliono Crocetta: Ncd | Un partiticchio di poltrone e coltelli

Gli alfaniani dell'Ars aprono all'ingresso nella giunta di Crocetta. I deputati nazionali insorgono. Qualche esponente siciliano smentisce. L'immagine di una forza politica ormai a pezzi, dove ognuno va per conto suo.

Verso il rimpasto
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PALERMO – Il partito non c’è più. E a completare il disfacimento del Nuovo centrodestra è stata proprio la Sicilia. Angelino Alfano non “tiene” più nessuno. Ognuno va per conto suo. E il balletto delle dichiarazioni e dei propositi, delle smentite e delle marce indietro ormai si scontra con la realtà. A volte persino col buonsenso.

Ieri l’ultima puntata della telenovela. Qualche esponente siciliano del partito ha pensato bene di intervenire, smentendo le voci circolate – e riprese praticamente da tutti i media, senza alcun distinguo – sull’imminente ingresso del Nuovo centrodestra nella giunta del tanto vituperato Rosario Crocetta. “La posizione di Ncd – si legge in quelle note – è stata, ed è chiara: non entriamo a far parte del nuovo governo Crocetta. Il nostro sarà, esclusivamente, un appoggio esterno alle riforme, nell’interesse della Sicilia e dei siciliani. La nostra forza politica non entrerà nel Governo ma si limiterà ad approvare le riforme indispensabili per l’Isola”. Queste le dichiarazioni ufficiali, dietro le quali si nascondono, evidentemente, reticenze e ipocrisie. A cominciare dall’impegno sull’approvazione delle “riforme indisponsabili per l’Isola”. Cosa significa quel passaggio? Ncd, finora, ha forse votato contro “riforme indispensabili” per i siciliani?

Ma ovviamente la dichiarazione ha solo un motivo tattico, di facciata. Utile solo a spegnere o quantomeno a smorzare le fiamme di indignazione che si accendevano a Roma. Dove deputati nazionali, in serie, hanno preso per notizia assolutamente verosimile, quella dell’ingresso di Ncd al governo. Un ingresso che, al di là delle smentite di rito, è confermato, a microfoni spenti, dagli stessi deputati regionali che sabato si sono riuniti e hano messo nero su bianco un documento in cui, in modo molto chiaro (questo sì), si fa riferimento a una “stagione nuova per la Sicilia”, alle aperture “alla collaborazione del presidente della Regione” e persino alla scelta di “procedere all’azzeramento della giunta, con l’obiettivo di formarne una politicamente più forte”. E che interesse può avere Ncd all’azzeramento e alla formazione di una nuova giunta, se lo scacchiere politico non dovesse cambiare rispetto al passato? Gli alfaniani sembrano invece avere già negli occhi quella “nuova giunta in grado di realizzare proprio quelle riforme – dichiarano – che ci faranno superare le tante situazioni critiche in campo economico e sociale, per agganciare la ripresa”. Non solo. Ncd addirittura propone una “piattaforma programmatica chiara e rigorosa che intendiamo discutere con il presidente per centrare obiettivi di buon governo”. Insomma, Ncd parla – ufficialmente – come se fosse una forza di governo. Pronta anche a discutere di programmi col presidente. In quale sede lo farà?

La risposta è facile. Ed è rappresentata dalla visita, sabato, di Giuseppe Castiglione a Palazzo d’Orleans. Anche Ncd, insomma, è stato ricevuto dal presidente durante quelle che sono vere e proprie consultazioni per la creazione della nuova giunta. E alcuni deputati regionali sono certi: “Entreremo, probabilmente con un tecnico”. L’ultima ipocrisia, ovviamente, per cercare di tenere incollato un vaso pronto ormai ad andare in frantumi. A dissolversi, come ha già cominciato a fare non dalla base – che, stando agli ultimi sondaggi, pare non esistere affatto – ma dai vertici. Da dove, ad esempio per bocca dell’ex coordinatore nazionale Quagliariello, che ha sbattuto la porta ed è andato via, sono già partite “bordate” all’indirizzo del leader Angelino Alfano. “Tra due anni – dice Quagliariello all’Espresso – per trovare l’ultimo elettore di Ncd ci sarà bisogno dell’archeologo”. E su Alfano in particolare, il parlamentare usa una metafora: “È la sindrome dei Brutos – dice Quagliarello – quel carosello in cui alla fine, invariabilmente, uno del gruppo prendeva un ceffone. Ed era pure contento di prenderlo. Avevamo pensato di costruire un nuovo centrodestra, ma serviva essere autonomi, coraggiosi, originali: invece l’Ncd si ostina a raccontare di aver conquistato Renzi. Ma sembra una barzelletta! Renzi fa cose da Renzi. Fa tutto lui”. E già che c’è, secondo Quagliariello, il premier piazza qualche “schiaffone” al ministro dell’Interno e ai “suoi”, utili solo a scaricare, come se Ncd fosse il cestino del governo nazionale, le scelte impopolari. In cambio di qualche poltrona oggi e, magari domani, quando Angelino Alfano potrebbe essere “ripagato” con un posto di capolista Pd in Sicilia.

Poltrone, però, che sembrano oggi persino più numerose degli esponenti stessi dell’Ncd. Una condizione che sta finendo per rovesciare il partito stesso: è proprio sulle poltrone che Ncd si sta squagliando. Le ultime, quelle all’interno dela giunta di Rosario Crocetta, alle quali i parlamentari regionali – escluse poche eccezioni nell’area Schifani – non hanno alcuna intenzione di rinunciare. Nonostante le dichiarazioni di Alfano o di qualche suo portavoce. Sono proprio le liti sui posti di potere ad accelerare il dissolvimento di un partito che oggi appare poco più che una compagnia di ventura. Armata brancaleone che in Sicilia ha incontrato quello che qualcuno definì il “Pappagone”, altri un “giufà”. Lo stesso che disse “no” al partito che ai suoi occhi era quello di “Mafia capitale”, un partito di indagati. E che adesso, pur di restare in piedi, è pronto ad accogliere, nonostante le grottesche smentite dei leader di un partito che non c’è più, nel grembo di una rivoluzione abortita.


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