CATANIA- Nuovo colpo di scena nel troncone del processo Iblis a carico di Raffaele Lombardo: la difesa dell’ex governatore, dopo aver richiesto i tabulati del processo Why Not, si oppone alla loro acquisizione. “Si tratta – svela il procuratore Capo Giovanni Salvi che sta seguendo da vicino quest’importante processo- di decine di migliaia di telefonate che contengono la localizzazione del cellulare di Lombardo e tutti i numeri in ingresso ed uscita”.
La Procura di Catania, dopo che la difesa dell’ex governatore aveva sollevato il problema della mancanza di questi documenti agli atti del processo, ha avviato un’indagine ed ha acquisito integralmente tutta la documentazioe elaborata dal super consulente Gioacchino Genchi. Le telefonate documentano i contatti che Lombardo ha intrattenuto durante l’ascesa che l’ha portato ad essere prima vice sindaco di Umberto Scapagnini, poi presidente della provincia di Catania e nel 2008 presidente della Regione. Per acquisire alcune telefonate servirebbe l’autorizzazione del Parlamento europeo visto che Lombardo ai tempi era europarlamentare. La difesa dell’ex governatore si è opposta all’acquisizione sostenendo che i tempi del processo si sarebbero dilatati, ma questo repentino cambiamento d’opinione non è passato inosservato.
L’avvocato Alessandro Benedetti non ha dubbi: “La Procura – spiega a LivesiciliaCatania- avrebbe dovuto esaminare 360mila telefonate rischiando di trascorrere i prossimi dieci anni verificando le identità degli interlocutori e l’improbabile contenuto di conversazioni non intercettate chiamando a testimoniare i diretti interessati. A questo si aggiunge un dato di fondamentale importanza: i tabulati dimostrano che Lombardo non ha mai parlato con Mirabile, né con alcun mafioso, ma c’è di più. I tabulati -incalza il legale- dimostrano che Lombardo non ha mai partecipato alla famosa riunione che non è mai avvenuta con Rosario Di Dio, quella delle sigarette”. “Lo stesso giudice – conclude il legale- non ha ritenuto rilevanti le conversazioni e non le ha ammesse”.
Altro colpo di scena al processo Iblis è stata la produzione, da parte della Procura di Catania, del certificato di matrimonio risalente al 1983, di Salvatore Paternò, figlio di Angelo, capomafia di Niscemi e Renata Rizzo, sorella di Paolo, cognata di Giancarlo Giugno, attualmente detenuto al 41 bis. A fare da testimone di nozze è stato Raffaele Lombardo con il boss Piddu Madonia in persona. “A quei tempi -replica il legale Benedetti- Piddu aveva precedenti soltanto conoscibili agli agenti di polizia giudiziaria”.
Anche in questo caso, i legali di Lombardo si sono opposti all’acquisizione sottolineando che nel 1983 Madonia, scelto come testimone delo sposo, era a piede libero e non aveva alcun rapporto diretto con Lombardo, ma si sono incontrati per pura casualità nel matrimonio della figlia di Rizzo come testimoni”.
Il giudice non ha ritenuto gli atti di Why Not e il certificato di matrimonio necessari per decidere e non li ha ammessi.