Raffaele Lombardo è tornato, è pronto a dare le carte - Live Sicilia

Lui è tornato: Lombardo è di nuovo pronto a dare le carte

Ora l'ex governatore è pienamente in partita. L'analisi di chi non lo ha mai abbandonato: molti lo danno pronto per fare il sindaco
L'ASSOLUZIONE
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CATANIA – A guardarli bene, la somiglianza tra Gep Gambardella e Raffaele Lombardo può essere anche estetica. Al di là, s’intende, che di contenuto. Il protagonista di “La grande bellezza” consegna alla storia del cinema italiano una battuta diventata immediatamente iconica: “Io non volevo solo partecipare alle feste, io volevo avere il potere di farle fallire“. Con un riferimento involontario, all’indomani dell’assoluzione in Cassazione di Lombardo dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale, chi all’ex presidente della Regione ha sempre voluto bene dice: “Lombardo non vuole alzare il prezzo, Lombardo vuole determinarlo“. Raffaele Lombardo è tornato. A un paio di mesi dalle elezioni amministrative di Catania. Il tempismo non poteva essere più perfetto.

Lombardo è tornato oggi più che dopo l’assoluzione in Appello. È tornato nel piglio con cui i suoi fedelissimi rispondono alle domande. Nella soddisfazione che sono incapaci di nascondere: “Non ho mai dubitato. Perché di una sola cosa sono sicuro, nella vita: che io, accanto a un mafioso, non mi ci sarei messo mai. E accanto a Lombardo invece ci sono sempre voluto stare”. È un’innocenza percepita a pelle, certificata dal terzo grado di giudizio, difesa prima in silenzio e che d’ora in poi sarà sventolata ad alta voce. E sarà usata come l’ariete per fare arrivare all’Mpa ciò che crede di meritare: il sindaco di Catania, che il centrodestra ancora non ha scelto.

Il suo nome non arriverà da lui, dice chi lo conosce. Personalmente e politicamente. Non alzerà mai la mano, al tavolo, per proporre se stesso sullo scranno più alto di Palazzo degli elefanti. Continuerà coi suoi nomi: Sebastiano Anastasi, Salvo Di Salvo, Alessandro Porto e Antonio Scavone. Con l’intenzione di chiudere su Scavone. E poi farsi pregare: “Raffaele, ti prego, pensaci tu”. Sarebbe questo ciò che si aspetta dal centrodestra in cui adesso sa di potere giocare la parte del leone. Essendo stato lì, per anni, sempre un’intelligenza più raffinata delle altre e sempre, però, un passo indietro. I complimenti virgolettati, se si usassero le citazioni precise, sarebbero perfino più sperticati (e coloriti).

Nel tavolo del centrodestra, Valeria Sudano, Ruggero Razza e Sergio Parisi sarebbero “ottimi assessori“. Nessuno con la stoffa per andare a pretendere a Palermo e, ancora più importante, a Roma l’attenzione che a Catania spetta di diritto. Questo vorrebbe Lombardo: che Sudano facesse un passo indietro, e Luca Sammartino con lei, smettendola di pretendere di vincere tutte le partite come ha fatto con la mancata ricandidatura di Nello Musumeci alla Regione Siciliana. E che Fratelli d’Italia si facesse da parte, ricordandosi la gestione delle partecipate che Lombardo e i suoi mai hanno perdonato a Salvo Pogliese.

Lo scacchiere, poi, non è neanche messo troppo male. Manlio Messina e Gaetano Galvagno, tra i maggiorenti di FdI, non avrebbero particolare voglia di un pogliesiano sindaco. C’è poi Ruggero Razza, che convince poco una parte del partito. Se la Lega sammartinsudaniana non fosse disposta a fare un passo indietro, riflettono i lombardiani, Raffaele Lombardo potrebbe essere un buon ombrello sotto al quale riunire FdI, scontentando tutti e nessuno. E, soprattutto, candidando l’unico uomo che certamente non ha problemi di riconoscibilità in città, magari contando di potersi rivalere sulla Città metropolitana.

Certo, in questo scenario a Lombardo toccherebbe misurarsi con una giovane generazione di epigoni (in termini di capacità di drenare preferenze, quantomeno). E qui, risponde chi è smaliziato, si vedrebbe chi è cavallo purosangue: “L’originale è l’originale. È sempre meglio di tutti quelli che hanno pensato di potergli prendere i numeri dall’agenda, comportandosi come lui senza essere lui”.

Se alla fine, invece, il centrodestra trovasse una quadra oltre Lombardo? A quel punto, il dialogo si sposterebbe su tavoli romani. Per incastrare alla perfezione un lungo elenco di richieste, che passano dal Comune, attraversano l’ex Provincia e arrivano fino alle Europee dell’anno prossimo. Perché adesso, i lombardiani lo sanno, ci sarà “fudda e malavinnita“. Cioè tanti figlioli, non particolarmente prodighi, che torneranno a casa per una candidatura al Consiglio comunale di Catania, o altrove.

Nel frattempo il congresso dell’Mpa, che si sarebbe dovuto svolgere entro gennaio e che è stato sospeso in attesa della sentenza di ieri, è tornato in discussione. Non c’è bisogno di trovare un leader, quello c’è, ma potrebbero servire i dirigenti cittadini e sui territori. Non è chiaro se ci si arriverà in tempo per le elezioni amministrative del capoluogo etneo, ma ormai poco importa. Raffaele Lombardo è tornato, ricordano tutti. “Ed è lo stesso che è stato fermato solo dalle inchieste giudiziarie: non ha mai perso, non ha mai sbagliato una scelta politica. E adesso, anche se ha 72 anni, è lo stesso identico uomo che ha lasciato tutto 13 anni fa”.


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