Reddito di cittadinanza, imprese nel caos: non c'è personale - Live Sicilia

Reddito di cittadinanza, imprese nel caos: non c’è personale

I titolari delle attività in difficoltà per reperire personale: "Nessun percettore del sussidio ha accettato il contratto di lavoro regolare che ho proposto"

PALERMO – Diversi imprenditori, anche a Palermo, lamentano difficoltà a reperire personale. Suona strano in una terra come la Sicilia, tradizionalmente con indici di disoccupazione sopra la media nazionale, ma è quanto accade in alcune realtà sul mercato palermitano. Ci sono aziende che cercano personale da impiegare nelle loro attività e non le trovano. Perché? Per una gran parte dei datori di lavoro ci sono disoccupati che “rifiutano un posto di lavoro regolare per non rinunciare al reddito di cittadinanza”.

La carenza di lavoratori è un allarme lanciato più volte dalle imprese che parlano di posti scoperti e rifiutati dai candidati. Eppure il reddito di cittadinanza non dovrebbe essere ostativo alla ricerca di un lavoro, ma a quanto pare è diventato per alcuni dei percettori un disincentivo. Anche se, nei casi peggiori, ci sono altre ragioni che si aggiungono al sussidio statale: condizioni di lavoro precarie, diffusa sotto-retribuzione, orari insostenibili e pesantezza delle mansioni assegnate. Ma in un momento di crisi in cui l’occupazione è un grande problema, è urgente trovare una soluzione per scardinare il sistema.

Sul percorso di reinserimento lavorativo e sociale, diverse le richieste d’intervento da parte delle associazioni di categoria che chiedono di ripensare alle misura di politiche attive del lavoro e di contrasto alla povertà e di renderla più efficace e funzionale. E con l’urgenza di ridefinire l’interazione tra i principali attori coinvolti.

“Scusate se noi imprenditori sani vogliamo mettere in regola i lavoratori – commenta la presidente di Confcommercio Palermo, Patrizia Di Dio -. Inaccettabile quanto accade per ora, sono proposti contratti in regola ma molti preferiscono lavorare in nero, per non perdere il reddito di cittadinanza. Pur comprendendo che ci debba essere uno strumento a tutela di chi non ha lavoro, lo stesso non può danneggiare la categoria sana dei datori di lavoro. E soprattutto non possiamo accettare che siano consentite politiche assistenzialistiche che arrecano danno. L’attuale sistema del reddito di cittadinanza – prosegue – consente un perverso scambio ‘pattizio’. Così gli imprenditori sani e corretti piangono due volte: da una parte non trovano personale da mettere in regola; dall’altra c’è il pericolo di una concorrenza sleale da parte di chi offre lavoro non regolare e quindi con un costo del lavoro più basso. Si crea un circolo vizioso, nessun percettore di reddito di cittadinanza farebbe vertenza al datore di lavoro perché sarebbe denunciato a sua volta.
Bisogna ripensare alle regole, cercando soluzioni che rendano il reddito di cittadinanza una politica attiva del lavoro, di concerto con le aziende, in modo da arginare l’attuale logica assistenzialistica. Ne beneficerebbe – conclude – tutto il sistema e migliorerebbe la produttività del Paese”.

“Esistono sempre due casi estremi – spiega il presidente della Fipe Confcommercio Palermo Antonio Cottone -. Ci sono imprenditori che propongono contratti di lavoro regolari e altri che fanno offerte poco serie. Personalmente nel periodo pre-estivo ho fatto colloqui con percettori di reddito di cittadinanza e ho ricevuto risposte negative. Eppure l’offerta di lavoro era perfettamente in linea con quanto previsto dai contratti nazionali. Non abbiamo trovato qualcuno che accettasse tra i percettori del sostegno. Per quanto riguarda il meccanismo che permette di percepire il reddito di cittadinanza – aggiunge – sicuramente è strutturato male. Intanto per trovare un lavoratore, devi prima passare dal navigator, poi gli elenchi delle persone non sono disponibili alle aziende. Oltretutto penso che doveva essere un sussidio a tempo determinato e senza continui rinnovi. L’assenza di controlli preventivi sulle persone richiedenti ha permesso ai furbetti del reddito di ottenere il sussidio statale, e la cronaca da mesi ha fatto emergere centinaia di casi. Non sono contro il reddito di cittadinanza ma occorre rivedere il sistema. In questo periodo pandemico è corretto dire anche che ci ha salvato dalla guerra sociale”.

“La verità è che il reddito di cittadinanza è nato con lo spirito di immettere i disoccupati nel mondo del lavoro – dice la presidente di Confesercenti Palermo, Francesca Costa – facendo transitare il benefit dal lavoratore all’azienda in caso di assunzione a tempo indeterminato. L’effetto è stato opposto. Oggi, il titolare di un ristorante che vuole assumere un lavoratore part time non ci riesce perché chi ha già il reddito di cittadinanza trova più conveniente quello, oppure preferisce lavorare in nero. Certo, tra tanti imprenditori onesti – termina Costa – c’è quello disonesto che propone contratti part time e chiede al dipendente di lavorare tutto il giorno, ma per questi casi esiste l’Ispettorato del lavoro”.


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